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PROCURATORE CAPO DI PARMA ALFONSO D’AVINO : “NO CIRCO MEDIATICO”

“L’esperienza quotidiana, infatti, ci racconta di veri e propri processi paralleli che vengono celebrati, soprattutto in TV, con il rischio concreto di creare sovrapposizioni ed interferenze tra il processo
mediatico ed il processo giudiziario.
Ecco: tutto questo si è voluto evitare ai protagonisti della vicenda di Traversetolo, per garantire in maniera genuina e completa le fonti di prova, e contestualmente tutelare il diritto della parte-indagata”

È GIUSTO INFORMARE
Il Procuratore Capo di Parma Alfonso d’Avino

#ègiustoinformare

 

Vignale è una frazione del comune di Traversetolo, in provincia di Parma 

Il Procuratore:
“Ecco perché abbiamo scelto la linea della massima riservatezza”


Alfonso d’Avino: “Indagine condotta con grandissimo spirito di servizio e di sacrificio ma abbiamo voluto evitare il circo mediatico”

Il Procuratore Capo di Parma Alfonso d’Avino

PROCURATORE CAPO DI PARMA ALFONSO D’AVINO : “NO CIRCO MEDIATICO”

Il Procuratore Capo di Parma Alfonso d’Avino parla per la prima volta del caso del ritrovamento dei due corpicini senza vita all’interno della villetta bifamiliare a Vignale di Traversetolo

Lo fa attraverso la firma di un comunicato stampa ufficiale

Il Procuratore Capo di Parma Alfonso d’Avino

“Su questa vicenda, il Procuratore di Parma -applicando il contenuto della propria Direttiva n. 20/2021 del 9.12.2021, a sua volta fondata sulle disposizioni del Decreto legislativo 8 novembre 2021, n. 188 in tema di presunzione di innocenza – ha mantenuto finora il più stretto riserbo.

Quanto alla stampa, questo riserbo ha suscitato non poche perplessità e recriminazioni da parte di alcuni organi di informazione soprattutto perché, parallelamente, ben altro rilievo mediatico veniva dato a vicende delittuose di analoga gravità, avvenute in altre parti del territorio nazionale.
Quanto al cittadino, il diritto ad essere informati è stato recentemente espresso, ai massimi livelli locali, dal Sindaco di Traversetolo, centro della provincia di Parma purtroppo finito sotto la lente d’ingrandimento dell’attenzione mediatica.

Pur consapevole della aspettativa della popolazione (non solo quella locale) ad essere informata su ciò che è avvenuto, la Procura di Parma – in linea con le disposizioni normative innanzi indicate – ha scelto la linea della massima riservatezza, fondata su due pilastri: la necessità di preservare il segreto di indagine e la necessità di garantire la presunzione di innocenza.

Quanto al primo pilastro, ovvero il segreto di indagine, mai come in questa vicenda, a partire da quel 9 agosto, gli organi inquirenti (ovvero: Procura della Repubblica; Nucleo Investigativo del Comando Provinciale dei Carabinieri; R.I.S.-CC Parma) sono stati (e lo sono tuttora) impegnati quotidianamente e senza alcuna sosta in attività investigative, tanto che molti provvedimenti giudiziari (deleghe; decreti di ispezione; decreti di sequestro) sono stati adottati dai Magistrati titolari dell’inchiesta (il Procuratore della Repubblica e la collega Sostituto Procuratore) con firma digitale a distanza, in quanto in congedo ordinario, e ciò per evitare il rischio di stasi investigative e garantire invece continuità assoluta agli accertamenti, eseguiti a loro volta, senza alcuna sosta e con grandissimo spirito di servizio e di sacrificio, dagli organi di Polizia giudiziaria citata.

Ciò ha comportato la necessità di effettuare anche plurimi accessi nei luoghi, teatro del triste evento, di sentire persone a vario titolo interessate alla vicenda, di effettuare complesse ed articolate attività, anche di carattere tecnico-scientifico, talvolta con modalità del tutto innovative.
Orbene, tutto ciò è parso, sin dall’inizio, incompatibile con una parallela propagazione di notizie che, se da un lato avrebbe soddisfatto quella aspettativa a conoscere da parte dell’opinione pubblica, dall’altro avrebbe determinato la creazione di quel circuito mediatico dal quale poi riesce difficile uscire, perché si tratta di un circuito che, una volta innescato, finisce per autoalimentarsi da sé e che richiede sempre nuovi e quotidiani aggiornamenti.

Ecco perché si è preferito, sin dall’inizio, mantenere quel che in gergo viene definito un profilo basso, ciò che ha consentito agli organi inquirenti di lavorare alacremente con quella tranquillità e serenità che solo il silenzio mediatico avrebbe potuto garantire (ed in effetti ha sin qui garantito).
Quanto al secondo pilastro, ovvero la presunzione di innocenza, esso ha costituito la parallela preoccupazione della Procura di Parma, in quanto strettamente connessa -mai come in questo caso giudiziario- al segreto di indagine.

Se, in una vicenda obiettivamente grave (quale l’accertato decesso di un neonato), la Procura avesse scelto la linea della comunicazione libera e costante, sui protagonisti della stessa sarebbe stato acceso un faro così potente da innescare quel che gli esperti di comunicazione definiscono circo mediatico, che è l’esatto contrario di quella presunzione di innocenza che si è voluto garantire; il processo mediatico che si sarebbe aperto avrebbe avuto, sulle persone coinvolte, effetti ben più devastanti del processo giudiziario (sul punto si richiama il fondamentale saggio del prof. Vittorio Manes “Giustizia mediatica” e l’interessante convegno organizzato dall’Università di Parma nel marzo 2023).

Ed invece, proprio in linea con le disposizioni normative richiamate in premessa, si è voluto garantire a tutti coloro che, a vario titolo, sono coinvolti nel caso, quella tranquillità necessaria ad affrontare i vari step che un’indagine così delicata ha richiesto, e continua a richiedere, evitando di esporre
costoro all’assedio di taccuini, telecamere, microfoni, come purtroppo avviene in casi del genere.
L’esperienza quotidiana, infatti, ci racconta di veri e propri processi paralleli che vengono celebrati, soprattutto in TV, con il rischio concreto di creare sovrapposizioni ed interferenze tra il processo
mediatico ed il processo giudiziario.
Ecco: tutto questo si è voluto evitare ai protagonisti della vicenda di Traversetolo, per garantire in maniera genuina e completa le fonti di prova, e contestualmente tutelare il diritto della parte-indagata”

NO AL CIRCO MEDIATICO

#perfortunanonmioccupodipolitica ma una cosa è certa : niente circo mediatico e indagine su fuga di notizie.
Prendiamo atto che :

“Esistono gli Onesti”

🔹Il capo della Procura emiliana: «Infanticidi? Do poche notizie: se lo show inizia, non lo fermi più»

È una vicenda terribile. Orrenda. Un delitto, un doppio delitto di cui si comprende poco, se non che una delle due piccole vittime, il bimbo ritrovato morto a Traversetolo, paesino in provincia di Parma, poco più di un mese fa, il 9 agosto, era appena nato.

Si possono intuire o ipotizzare contorni, se possibile, ancora più raccapriccianti, in particolare dopo la notizia relativa al ritrovamento, nello stesso giardino, dei resti di un altro neonato, risalenti a un anno prima. Inutile dilungarsi su cosa potrebbe nascondere la giovane madre, la ragazza di 22enne accusata ora di omicidio volontario e occultamento di cadavere.

Certo è comprensibile l’ansia di conoscere quali ipotesi abbia nelle mani la Procura di Parma che, insieme con i carabinieri, indaga sull’accaduto. Alimentano ulteriori interrogativi le parole della donna interpellata da diversi media nelle ultime ore, madre del fidanzato della ragazza che ha partorito il piccolo, che lo avrebbe ucciso e poi seppellito, giusto un paio di giorni prima di partire per un viaggio coi genitori:
«Non può aver fatto tutto da sola», ha dichiarato la suocera della presunta infanticida.

Tutti dettagli che inquietano e sollecitano risposte.
Di fronte alle quali il procuratore di Parma Alfonso D’Avino non cede. Non si lascia indurre nella tentazione di giocare coi media, e pavoneggiarsi per il riverbero clamoroso che ogni pur minima anticipazione finirebbe per generare.

Perché “cedere”, ricorda il capo dei pm emiliani,
👉🏾 «avrebbe determinato la creazione di quel circuito mediatico dal quale poi riesce difficile uscire: si tratta di un circuito che, una volta innescato, finisce per autoalimentarsi da sé»

Parole contenute in un comunicato diffuso secondo quanto previsto dalle norme sulla presunzione d’innocenza, vale a dire il decreto legislativo 188 del 2021.


Parole, quelle del dottor D’Avino, che forse qualcuno, nell’Anm, dovrebbe inviare a tutti gli iscritti, e incorniciare nella sede di piazza Cavour

Va anche notata la particolare intransigenza, del procuratore di Parma, che dà l’esempio con le parole e coi fatti, visto che, al termine della nota,

👉🏾 «attesa la delicatezza estrema di questo nuovo episodio»

(il ritrovamento, nello stesso luogo, delle ossa di un secondo neonato), informa di aver aperto

👉🏾 «un fascicolo per possibile violazione del segreto di indagine in relazione alla propalazione della relativa notizia, che rischia di incidere sulle acquisizioni investigative in corso»

E magari avvenisse per tutte le violazioni del segreto che si registrano nelle Procure italiane.


D’Avino è molto chiaro nel premettere che intende intervenire
👉🏾 «nel dibattito intorno al potenziale conflitto tra il diritto/dovere di cronaca da parte della stampa», il

👉🏾«diritto dei cittadini ad avere notizie sul contenuto dei procedimenti» e il

👉🏾 «dovere dell’Ufficio di Procura a osservare il segreto»

In particolare, anche a proposito del neonato trovato ucciso a Traversetolo, il procuratore spiega di aver applicato la circolare con cui, a fine 2021, “recepì” le norme sulla presunzione d’innocenza, emanate poche settimane prima: ha cioè
👉🏾 «mantenuto finora il più stretto riserbo»
Ma
👉🏾 «quanto alla stampa, questo riserbo ha suscitato non poche perplessità e recriminazioni da parte di alcuni organi di informazione».

D’Avino aggiunge:
👉🏾«Pur consapevole della aspettativa della popolazione (non solo quella locale) a essere informata, la Procura di Parma -in linea con le disposizioni normative innanzi indicate- ha scelto la linea della massima riservatezza, fondata su due pilastri: la necessità di preservare il segreto di indagine e la necessità di garantire la presunzione di innocenza»

Dopo aver descritto l’impegno del proprio ufficio e dei carabinieri nell’attività investigativa sulla terribile vicenda, il procuratore osserva che questo difficile lavoro
👉🏾«è parso, sin dall’inizio, incompatibile con una parallela propalazione di notizie che, se da un lato avrebbe soddisfatto quella aspettativa a conoscere da parte dell’opinione pubblica, dall’altro avrebbe determinato»
appunto,

👉🏾«la creazione di quel circuito mediatico dal quale poi riesce difficile uscire»

Ecco è la frase che, più di tutte andrebbe incorniciata.
Continua D’Avino:
👉🏾«Quanto al secondo pilastro, la presunzione di innocenza, esso ha costituito la parallela preoccupazione della Procura di Parma, in quanto strettamente connessa -mai come in questo caso giudiziario- al segreto di indagine. Se, in una vicenda obiettivamente grave (quale l’accertato decesso di un neonato), la Procura avesse scelto la linea della comunicazione libera e costante, sui protagonisti della stessa sarebbe stato acceso un faro così potente da innescare quel che gli esperti di comunicazione definiscono circo mediatico, che è l’esatto contrario di quella presunzione di innocenza che si è voluto garantire; il processo mediatico che si sarebbe aperto avrebbe avuto, sulle persone coinvolte, effetti ben più devastanti del processo giudiziario (sul punto si richiama il fondamentale saggio del prof. Vittorio Manes “Giustizia mediatica” e l’interessante convegno organizzato dall’Università di Parma nel marzo 2023)»

È tanto più ammirevole che il procuratore D’Avino difenda tali principi di fronte a un delitto così orribile, e dunque con l’obiettivo di tutelare le persone coinvolte, inclusa la giovane madre indagata per infanticidio, dall’«assedio di taccuini, telecamere, microfoni, come purtroppo avviene in casi del genere. L’esperienza quotidiana»
prosegue il capo dei pm di Parma,
👉🏾«ci racconta di veri e propri processi paralleli che vengono celebrati, soprattutto in Tv, con il rischio concreto di creare sovrapposizioni e interferenze tra il processo mediatico e il processo giudiziario».

Segue una descrizione degli elementi fin qui raccolti, priva di indulgenze verso la curiosità morbosa.
Che pure, in questo specifico caso, è assai sollecitata.
Ma che per il magistrato Alfonso D’Avino non può prevalere sulla presunzione d’innocenza e sul segreto d’indagine.
Non è un marziano, che parla.

È un pm come gli altri

Il Procuratore Capo di Parma Alfonso d’Avino

🔹RITROVATI I CORPI DI DUE NEONATI
“No al circo mediatico”


La procura di Parma richiama i media e apre un fascicolo

I pm indagano per violazione del segreto in merito all’inchiesta sui resti ritrovati nel giardino di Traversetolo. La dura nota del procuratore: “Garantiamo la presunzione d’innocenza”

È una vicenda terribile. Orrenda. Un delitto, un doppio delitto di cui si comprende poco, se non che una delle due piccole vittime, il bimbo ritrovato morto a Traversetolo, paesino in provincia di Parma, poco più di un mese fa, il 9 agosto, era appena nato.

Si possono intuire o ipotizzare contorni, se possibile, ancora più raccapriccianti, in particolare dopo la notizia relativa al ritrovamento, nello stesso giardino, dei resti di un altro neonato, risalenti a un anno prima. Inutile dilungarsi su cosa potrebbe nascondere la giovane madre, la ragazza di 22enne accusata ora di omicidio volontario e occultamento di cadavere. Ed è inutile cercare morbosamente i dettagli che dovranno restano riservati, come chiede la Procura di Parma. Che ora indaga per “violazione del segreto” dell’indagine: una violazione che in particolare si riferirebbe alla diffusione della notizia del secondo ritrovamento di resti, forse di un secondo bambino, “che rischia di incidere sulle acquisizioni investigative in corso”.

In un lungo comunicato, il procuratore Alfonso D’Avino rimarca “la delicatezza estrema di questo nuovo episodio” e si difende da chi ha criticato gli inquirenti nei giorni scorsi per avere ‘nascosto’ l’esistenza di un’inchiesta quando nel paese si era diffusa la voce del ritrovamento di due neonati morti e i media ne chiedevano conto.

“Quanto alla stampa, questo riserbo ha suscitato non poche perplessità e recriminazioni da parte di alcuni organi di informazione soprattutto perché, parallelamente, ben altro rilievo mediatico veniva dato a vicende delittuose di analoga gravità, avvenute in altre parti del territorio nazionale. Quanto al cittadino, il diritto a essere informati è stato recentemente espresso, ai massimi livelli locali, dal sindaco di Traversetolo, centro della provincia di Parma purtroppo finito sotto la lente d’ingrandimento dell’attenzione mediatica. Pur consapevole della aspettativa della popolazione (non solo quella locale) a essere informata su ciò che è avvenuto, la Procura di Parma – in linea con le disposizioni normative – ha scelto la linea della massima riservatezza, fondata su due pilastri: la necessità di preservare il segreto di indagine e la necessità di garantire la presunzione di innocenza”.

Il procuratore di Parma Alfonso D’Avino spiega di avere voluto evitare il “circo mediatico” nel non rispondere nei giorni scorsi ai giornalisti che gli chiedevano conto del possibile ritrovamento di due neonati morti nel Parmense.
“La presunzione di innocenza ha costituito la preoccupazione della Procura di Parma, in quanto strettamente connessa, mai come in questo caso giudiziario, al segreto di indagine. Se, in una vicenda obiettivamente grave quale l’accertato decesso di un neonato, la Procura avesse scelto la linea della comunicazione libera e costante, sui protagonisti della stessa sarebbe stato acceso un faro così potente da innescare quel che gli esperti di comunicazione definiscono circo mediatico, che è l’esatto contrario di quella presunzione di innocenza che si è voluto garantire; il processo mediatico che si sarebbe aperto avrebbe avuto, sulle persone coinvolte, effetti ben più devastanti del processo giudiziario. E invece, proprio in linea con le disposizioni normative richiamate in premessa, si è voluto garantire a tutti coloro che, a vario titolo, sono coinvolti nel caso, quella tranquillità necessaria ad affrontare i vari step che un’indagine così delicata ha richiesto, e continua a richiedere, evitando di esporre costoro all’assedio di taccuini, telecamere, microfoni, come purtroppo avviene in casi del genere”

“L’esperienza quotidiana – conclude la nota -, infatti, ci racconta di veri e propri processi paralleli che vengono celebrati, soprattutto in TV, con il rischio concreto di creare sovrapposizioni e interferenze tra il processo mediatico e il processo giudiziario”.
Il procuratore assicura che
“si renderà conto all’opinione pubblica a breve, allorquando il lavoro investigativo sarà giunto a un punto tale da non dover più temere negative ripercussioni derivanti dalla frenetica circolazione di notizie sulla vicenda”
🔹

ingresso di una procura della Repubblica

#sapevatelo2024 

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