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IL CENTRODESTRA PROVA LA VIA GIUDIZIARIA

Con un ricorso presentato dal Presidente del Collegio di Garanzia di FDI la coalizione a sostegno di Fanelli vuole ottenere l’anatra zoppa. Il Consiglio di Stato da dieci anni si pronuncia in modo difforme dai desiderata di FDI e alleati

Vincere o perdere fa parte delle possibili conclusioni delle sfide di qualsiasi tipo. Come si vince e come si perde distingue la qualità dei contendenti. “It ain’t over ’til it’s over”, disse il mito del baseball Yogi Berri per ricordare a tutti che non è finita fino a quando non è finita. Esiste, però, un momento in cui la partita è finita, il risultato è acquisito e, in questi casi, soprattutto se la distanza tra in due contendenti è tale da non consentire possibilità di replica è necessario “sa- per perdere”. Ci permettiamo di dare questo consiglio agli esponenti di Fratelli d’Italia, Lega e Forza Italia e ai presentatori delle liste Taddei e Gilio che, quasi senza rendersi conto del risultato finale delle elezioni comunali che hanno visto il centrodestra non so- lo sconfitto ma addirittura doppiato da Vincenzo Telesca, provano a ribaltare il risultato delle urne con un non motivato e assolutamente irrazionale ricorso al Tribunale Amministrativo Regionale nel tentativo alquanto disperato di mettere in minoranza il Sindaco della Città. Quando il centrodestra perse le elezioni in Città, molto umilmente ci permettemmo di dare ai suoi esponenti il consiglio di comprendere le ragioni della sconfitta, di subliminarle e di mettersi al lavoro per costruire una alternativa senza rimuginare sul passato, sui complotti e sui meccanismi da legulei. Dobbiamo prendere atto, come spesso ci accade, che il nostro consiglio non pagato non è stato ascoltato. Il Centrodestra prova addirittura a rivolgersi al VAR del TAR. Come spesso ci accade saremo costretti a prendere atto che sarebbe stato meglio darci retta.

UN RICORSO IN CONTRADDIZIONE CON LA STORIA DEL CENTRODESTRA

Quando analizzavamo la campagna elettorale delle due candidature, avevamo più volte detto che a Potenza si era realizzato uno scambio di metodologie. Il centrodestra di Fanelli si era messo ad inseguire le formulette, a contare i centimetri delle tettoie e la formalità degli atti giuri- dici imitando Travaglio e il moralismo di certo centrosinistra. Telesca si era messo a parlare di cose concrete e dei bisogni della città. Il risultato delle elezioni ha dimostrato senza ombra di dubbio che il pragmatismo vince, il moralismo d’accatto perde. Il centrodestra, nel dopo elezioni, prova a fare la stessa sciagurata scelta della campagna elettorale. A livello nazionale, infatti, da Almirante a Berlusconi, da Fini a Giorgia Meloni una delle cose che ha sempre unito le posizioni della destra e del centrodestra italiano nel suo divenire storico-politico è stata la vocazione maggioritaria e, soprattutto, la volontà di eleggere direttamente chi guida le istituzioni. “Il giorno dopo delle elezioni sapremo già chi governa” dicevano Fini e Berlusconi quando parlavano di Presidenzialismo, Giorgia Meloni sul premeriato ci ha impostato la prima fase della sua stagione di governo e la riforma istituzionale, l’elezione diretta del Sindaco era una battaglia storica del MSI ancora prima che ci fosse la fattibilità politica del bipolarismo. Di contro, il centrosinistra, è sempre stato legato alle formulette parlamentari, ai ludi cartacei delle aule assembleari, ai governi che nascono negli accordi del- le segreterie di Partito e si formalizzano nei corridori dei lunghi sospiri tra aule e poltrone fumose. A Potenza accade esattamente il contrario. Il centrodestra propone ben due ricorsi al TAR per chiede- re che il Sindaco eletto direttamente con quasi il 65% dei voti dei cittadini non abbia una maggioranza consiliare. Un modo come un altro per provare a tradire la volontà diretta del Popolo e anche la storia stessa del centrodestra a vocazione maggioritaria. I due ricorsi presentati (uno dai consiglieri non eletti di Lega, Forza Italia e Fratelli d’Italia), l’altro da Carlo Gilio e Vincenzo Taddei come presentatori delle liste al Comune, infatti, non mirano a dire che si devono annullare le elezioni, non puntano a rivedere il dato elettorale del Sindaco ma sono finalizzati ad ottenere lo storico risultato di dare un’anatra zoppa al Sindaco Telesca. Ammesso e non concesso (e vedremo che, malgrado i nomi altisonanti degli avvocati è impossibile) che dovessero vincere quale sarebbe il risultato strategico finale? Una volta ottenuta l’anatra zoppa presenterebbero mozione di sfiducia contro il Sindaco eletto dal 65% dei cittadini oppure, molto più banalmente, avvierebbero una serie mortificante ed estenuante di trattative per ottenere qualcosina, qualche strapuntino, una qualche postazione in cambio di assenze strategiche e astensioni prolungate? In tutte e due i casi sarebbe una violazione della volontà dei cittadini e una mortificazione per la politica.

SUGLI SPECCHI NON CI SI ARRAMPICA

Come detto i ricorsi presentati sono due. Quello che si nota immediatamente è che uno dei due è sottoscritto dall’avvocato romano Roberto De Chiara che, incidentalmente, è anche il Presidente della Commissione di Garanzia di Fratelli d’Italia. Una scelta che, senza entrare nel merito della professionalità e dell’autorevolezza del difensore, un po’ colpisce. Forse nessuno dei tantissimi avvocati potentini del centrodestra si è sentito di sottoscrivere un ricorso tanto infondato al TAR? Noi non vogliamo credere che si cerchi di condizionare il Tribunale Amministrativo o, successivamente, il Consiglio di Stato facendo proporre il Ricorso da un avvocato vicino al Partito di maggioranza relativa anche perché siamo convinti che magistrati autorevoli come il dott. Donadio (presidente del TAR Basilicata) certamente non si lascerebbero condizionare dal peso politico del difensore del ricorrente. È evidente, però, che il ricorso al TAR presentato dai non eletti non ha alcuna possibilità di essere accolto. Il principio su cui si fonda l’atto con il quale gli sconfitti dal Popolo provano ad inserirsi negli equilibri territoriali è quel- lo di dire che, siccome le liste di supporto a Fanelli al primo turno hanno raccolto più del 50% dei voti attribuiti alle liste, tutto ciò non determina l’operatività del premio di maggioranza. La Legge, infatti, specifica che qualora una coalizione abbia raggiunto il 50% più uno dei voti validi sulle liste ma, non raggiungendo il 50% più uno sul sindaco al primo turno e perdendo, poi al ballottaggio, non si applica il premio di maggioranza al Sindaco vincente. Ovviamente, come è facile immaginare, non è la prima volta che questa problematica viene sollevata in sede amministrativa. I precedenti sono tanti e in tutti i casi è stato affermato che il calcolo del 50% più uno si fa sui “voti validi” e non sulla “cifra elettorale”, parole che ai profani sembrano simili ma che distinguono la totalità dei voti (cui vengono sottratti i voti bianchi e nulli). Il Consiglio di Stato, infatti, con una sentenza del 2022, riprendendo quanto già deciso nel 2010 ha stabilito che “la previsione della percentuale del 50% dei voti validi conseguiti dalle liste antagoniste nel primo turno quale condizione impeditiva dell’attribuzione del c.d. premio di maggioranza alle liste collegate al sindaco eletto al secondo turno trova la sua ragione giustificatrice proprio nella finalità di controbilanciare la scarsa rappresentatività delle liste collegate al sindaco eletto, in un contesto caratterizzato dalla frammentazione dei suffragi espressi nell’elezione del sindaco d’un lato e dei voti di lista espressi nell’elezione dei consiglieri comunali d’altro lato, e dunque va ragionevolmente rapportata ai voti complessivi espressi nel primo turno nell’elezione del sindaco, solo in tal modo restando – secondo la mens legis – giustificata la deroga all’attribuzione del c.d. premio di maggioranza alle liste o al gruppo di liste collegate col sindaco eletto in sede di ballottaggio”. Le liste a supporto di Fanelli, non hanno preso la metà più uno dei voti espressi durante il primo turno elettorale ma solo la metà più uno dei voti espressi alle liste e, quindi, il premio di maggioranza resta attribuito alla coalizione a sostegno di Telesca. Accettare una sconfitta è segno di maturità, provare a ribaltarla con i giochini di tribunale è quello che ha sempre fatto la sinistra venendo sistematicamente sconfitta.

Di Massimo Dellapenna

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