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SCOPERTA LA “FRODE DEI FORNAI”: BECCATI 19 IMPRENDITORI

Nuovo colpo della Procura di Potenza, sequestrati 15 mln a società che operano a Tito e nelle province di Foggia e Bat

Emissione di fatture false per frodare l’Iva, questa l’ipotesi di reato contestata dalla Procura di Potenza a 19 imprenditori operanti tra le province di Potenza, Foggia e Barletta Andria Trani per i quali il Gip ha disposto il sequestro preventivo di disponibilità economiche e finanziarie, tra cui alcune auto, per un ammontare di oltre 15 milioni di euro. Agli indagati è stato disposto il divieto di esercitare uffici direttivi delle persone giuridiche e delle imprese. Le misure sono state eseguite martedì dai finanzieri del Comando Provinciale di Potenza. In Basilicata sono tre le imprese coinvolte e indagati gli Amministratori unici delle stesse. Si tratta di Dova S.r.l.s. di Potenza, D & F Servizi S.r.l.s. di Tito e la Duke &Duke S.r.l.s. sempre di Tito. «L’operazione, – si legge in una nota della Procura -trae origine dalla individuazione, in territorio lucano, di tre società, che pur risultando totalmente prive di personale, mezzi e qualsivoglia capacità imprenditoriale, negli anni d’imposta dal 2019 al 2022, hanno emesso fatture per operazioni inesistenti per circa 52 milioni di euro, riferibili a prestazioni di servizi (trasporti e facchinaggio) e a cessioni di beni (prevalentemente prodotti da forno) che, sulla base degli indizi raccolti, risultavano mai effettuati, a beneficio di 18 aziende, tutte operanti nelle province di Foggia e Barletta- Andria-Trani. Le attività d’indagine hanno così permesso, l’acquisizione di convergenti evidenze indiziarie che hanno portato alla ricostruzione di un quadro probatorio ritenuto grave, con riguardo a una ingente frode all’I.V.A. e alle imposte sui redditi realizzata mediante l’utilizzo di fatture per operazioni inesistenti. Importanti e rilevanti le anomalie riscontrate nel corso delle investigazioni, atteso che le società emittenti, gestite da soggetti ritenuti dagli inquirenti meri prestanome, oltre ad aver disatteso puntualmente e sistematicamente tutti gli obblighi derivanti dalla vigente normativa tributaria addirittura non avevano neanche al titolarità di conti correnti, obbligatori per l’esercizio dell’attività d’impresa. Di contro, le imprese che hanno ricevuto i documenti fittizi, hanno giustificato i relativi pagamenti con imprecisate compensazioni, facendo anche ricorso allo strumento del “baratto”»

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