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IRENZE CUSTODE DEI SEGRETI DELLE PIANTE AL PODERE MALVAROSA

L’approfondimento di Maria De Carlo

Una simbiosi ed una profonda comprensione tra le piante e le donne. Un privilegio che è costato caro a tante ritenute “streghe”. Eppure, nelle piante c’è il segreto della vita come quel flusso mestruale ad indicare il ciclo vitale. Lo sapevano bene coloro che consigliavano l’uso della salvia per la sua regolarizzazione, un estratto ancora oggi in uso. Come anche l’agnocasto, pianta lungo la costa jonica. E poi il trifoglio rosso per la menopausa o anche il mallo di noce per la tintura dei capelli. C’è poi una pianta a me molto cara, sorseggiata d’inverno come tisana, la malva. Potere benefico variegato. Di questi ed altri segreti in una piacevole conversazione, mi vengono raccontati da Raffaella Irenze, che ama il giallo dell’elicriso e rispecchia la sua vitalità, oltre a curare la pelle. La vedo bambina a catturare con i suoi occhietti vispi le immagini della bisnonna che raccoglieva nei campi le erbe selvatiche, e pochi anni dopo a continuare la tradizione lei stessa insieme a nonna Teresa raccogliendo malvarosa e le piante officinali. Poi la piccola cresce e corre verso altre mete ma quella tappa della sua infanzia diventa il suo imprinting che la porta a ritornare nella sua Melfi, dalla Toscana, e oggi, a 39 anni dirigere il Podere Malvarosa, azienda ereditata dai nonni e dai genitori. Una passione e un amore per la terra con tutte le tradizioni e le piante officinali che per Raffaella sono diventate lo scopo e la mission della sua vita, tanto da mettere in atto una sperimentazione con la facoltà di Agraria all’Unibas. Non solo, Raffaella continua il suo iter formativo sulle scienze erboristiche presso la Facoltà di Farmacia alla Federico II di Napoli. Tornando ai ricordi con la nonna paterna, c’è anche quello dell’olio d’oliva sul pane, oltre alla conoscenza di quelle tradizioni figlie di una cultura contadina, tutte ravvivate dalla fattoria didattica diretta da Raffaella, una occasione anche per promuovere l’oleoturismo, come nella tappa-fiera “Terra Madre” a Torino dal 26 al 30 settembre p.v. (insieme ad altre aziende e gruppi di produttori lucani racchiusi nella sigla associativa “Amab” con sede a Brindisi di Montagna). Vi suggerisco una visita al Podere Malvarosa con la sua Fattoria didattica in contrada Capannola 44 a Melfi (poderemalvarosa@gmail.com) gestita e diretta da Raffaella che porta gli alunni nei suoi orti botanici con laboratori all’aria aperta senza far mancare mai la buona merenda con i prodotti dell’azienda: olio, pane e biscotti col miele. Il Podere Malvarosa richiama la preziosa malva presente in tutta la Basilicata, “una pianta officinale tradizionale tutta nostra”, spiega Raffaella richiamando i versi che la citano nella lirica “Lucania” di Mario Trufelli: “Da noi la malvarosa è un fiore/ che trema col basilico/ sulle finestre tarlate/ in un vaso stinto di terracotta/ e il rosmarino cresce nei prati/ sulle scarpate delle vie accanto ai buchi delle talpe/”. La scienza erboristica-etnobotanica si fa strada con Raffaella che sta partecipando all’avvio di un laboratorio erboristico a Sasso di Castalda (progetto sociale del Cestrim) per la produzione di piccola cosmesi, tisane, aromi, salse, confetture collegata alla cooperativa Adan per offrire lavoro alle donne, soprattutto a quelle che hanno subito ferite dalla vita. Il tutto in una rete anche con la Cooperativa agricola “Officina Verde” di Brienza, dove si coltivano le piante. Un progetto che dovrebbe partire a fine anno. La presenza professionale di Raffaella ruota anche, già da alcuni anni, nella Fattoria Burgentina di Brienza, centro diurno per disabili del Cestrim onlus (percorsi per il reinserimento lavorativo e sociale nell’Agro-Melandro). Raffaella è un portento nella sua terra natia, e testimonia (come altri) la «scelta di tornare a casa». Nel 2012 infatti è rientrata «e pur trovando strade difficili – racconta – e nonostante alcune resistenze ho fatto mio il monito di non mollare mai ma realizzare pian piano i miei obiettivi. Ed oggi vedo il sogno della mia realtà contadina con il mio angolo di giardino e con laboratori e spero anche incontri per adulti. Un’esperienza già avviata in Toscana in un agriturismo”. Con orgoglio Raffaella tesse il suo programma e il desiderio di creare incontri di benessere anche culinario “So fare la pasta e il pane fatto in casa – incalza – e anche lavorare ai ferri e tutto ciò lo devo a nonna che mi ha reso l’adulta di oggi». Tra i progetti in cantiere con le scuole anche le piante da tessuto, oltre ai progetti legati allo sport e alla didattica ambientale. Infine, non manca nella sua vita quel tocco romantico che rende tutto così magico. A sostenerla è il fidanzato Antonio Arvia. Anche lui “per amore”, dice lei, è ritornato nella sua terra del sud e porta in giro (nelle pause del lavoro infermieristico) la sua passione per la musica popolare con la sua zampogna e organetto nel gruppo calabro-lucano “Totarella”.

Di Maria De Carlo

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