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BARDI È AL SECONDO MANDATO

Appunti di viaggio per i partiti e non solo: il Gen. non può essere ricandidato e, quindi, non ha bisogno del consenso per agire. Un’ovvietà che molti dimenticano, dai partiti ai dirigenti che rischiano sorprese

Inizia la grande stagione delle nomine in Regione Basilicata. Noi non siamo interessati agli aspetti formali, al rispetto della procedura, alle regolette da seguire. Sono materie che interessano giuristi, avvocati, giudici e qualche interessato collega. Quello che interessa a noi è l’aspetto politico della vicenda. Come tutti sanno e come è normale che sia, in questi casi si apre il valzer delle trattative. Ai tempi della gloriosa e mai dimenticata Prima Repubblica si chiamava manuale Cencelli dal funzionario della Democrazia Cristiana che stabilì i pesi delle nomine da rapportare alle percentuali dei Partiti. Una regola non scritta quella del manuale Cencelli che ha consentito la trasformazione della Prima Repubblica in una Partitocrazia in cui il potere era interamente in mani ai Partiti e alle loro gerarchie interne. La Prima Repubblica è finita ma il metodo non è mai cambiato. Al tavolo delle trattative ciascun partito si siede con il suo peso elettorale e ciascun ente viene “quotato” per la spartizione. Esistono enti di primo livello, enti di secondo livello etc….e sulla base di quelli si assegnano le postazioni in proporzione ai voti ottenuti. Noi non ci scandalizziamo. Di solito si scandalizzano le opposizioni che quando diventano maggioranza fanno più o meno le stesse cose. Niente di nuovo sotto il sole, niente di nuovo nella politica italiana.

IL CENCELLI LUCANO

Ovviamente questo manuale rivisitato e corretto sarà proposto a Bardi dalle segreterie dei Partiti per le nomine che dovrà fare lui nei prossimi mesi a partire dal primo valzer che inizierà tra pochissimo. Molto spesso, però, i conti si fanno senza l’oste. In questo caso l’oste è il Generale il quale ha dalla sua una situazione di favore di non poco conto. Il Generale è al secondo mandato da Presidente della Giunta, non ha nessuna possibilità legale di candidarsi nuovamente né ha l’ambizione di fare il governatore per la terza volta e sa che i consiglieri regionali se dovessero scegliere tra la fedeltà teorica al Partito e la trattativa diretta con il Generale sceglierebbero la seconda. Non è un segreto per nessuno che questa è stata l’arma che il governatore ha usato anche nella passata legislatura e, se in quel caso qualche cedimento è stato costretto a farlo per ottenere la ricandidatura, questa volta non ha neanche questa esigenza. Può dire di no a qualsiasi richiesta e può scegliere direttamente secondo il merito. Nessuno dei consiglieri regionali si prenderà mai il lusso di andare in contraddizione o, ancora peggio, di sfiduciare il governatore. I partiti rischiano seriamente di rimanere con le pive nel sacco senza la possibilità di ottenere niente. In pratica Bardi, alla faccia di ogni ambizione personale dei fedelissimi delle segreterie di Partito, ha la possibilità di spazzare via in un solo colpo tutta la tradizione partitocratica della Repubblica Italiana e di fare scelte fondate esclusivamente sul merito e sulla qualità. Sarebbe un cambiamento storico che potrebbe portare a termine soltanto un uomo nelle condizioni di Bardi che non ha niente da chiedere ai Partiti e che potrebbe riuscire a cambiare in un solo colpo le regole di spartizione che hanno regnato nel passato. Conoscendo le qualità di Bardi tutto ciò potrebbe accadere. Il generale è generale e, per quanto abile diplomatico, non è abituato a prendere ordini ma a darli. Al tavolo delle trattative ci si dovrà sedere con garbo ed educazione e con l’umiltà di chiedere non con l’arroganza di pretendere, altrimenti si rischierà di non avere niente.

I PARTITI IMPOTENTI

Il manuale Cencelli, del resto si fondava sul principio della forza contrattuale dei Partiti che da soli detenevano il consenso, il potere e gli strumenti d’azione. Oggi queste tre cose non ci sono più. Gli eletti molto spesso sono tali perché hanno avuto la capacità di utilizzare i partiti più forti come dei taxi, cambiandoli per le proprie esigenze personali e secondo la direzione del vento. Basta vedere gli spostamenti all’interno della passata legislatura nella stessa maggioranza e quanti degli eletti di oggi sono stati già rappresentanti in Consiglio di un altro partito. Una condizione questa che non rafforza il vincolo tra l’eletto e il Partito ma che, al contrario, lo indebolisce con le segreterie che potrebbero essere costretti a prendere immediatamente atto di non avere nessuno nelle istituzioni pronto a morire per loro. Un Generale che non ha bisogno dei partiti per il futuro ed eletti che non rispondo ai partiti sono due piatti che messi sulla stessa bilancia fanno pendere il risultato direttamente dalla parte di Bardi.

NON SOLTANTO LE NOMINE

Ovviamente tutto ciò non riguarderà soltanto le nomine ma inerisce l’intero assetto della legislatura, uffici e dirigenze comprese. Noi siamo pronti a scommettere che in molti tra Roma e Potenza non hanno ancora fatto bene il conto con questa dura realtà e con un Generale che non ha nulla da perdere per il futuro, nulla più da chiedere alla politica e che, quindi, si trova nelle condizioni di poter cambiare le regole non scritte della politica. Vedremo, tra non molto, code tra le gambe e teste chine da parte di chi crede di poter dettare legge.

Di Massimo Dellapenna

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