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I POZZI AFRICANI DI DON GAETANO CORBO, IL PAZIENTE DI GIOBBE

Un anniversario di fede e solidarietà: celebrati i 50 anni di sacerdozio del parroco che ha «dato da bere agli assetati»

C’ è una pagina molto bella del Vangelo. Narra di quando Gesù stanco e assetato si ferma accanto al pozzo di Giacobbe e chiede alla donna samaritana, giunta per attingere acqua, «Dammi da bere». Vi invito a rileggere la storia con tutto quel pathos che si riflette nel dialogo tra i due. Dare l’acqua a qualcuno significa donare la vita. Ed è quello che è avvenuto con l’anniversario dei 50 anni di sacerdozio di don Gaetano Corbo: «I pozzi di don Gaetano» in Africa. Qui vengono a dissetarsi ben «3249 persone (…) in un ambiente povero come quello della Guinea Bissau, l’accesso all’acqua è accesso alla vita sia per le persone, sia per i loro animali, sia per un minimo di coltivazione di verdure per la sopravvivenza». Un passo questo tratto dalla relazione descrittiva ed economica della Diocesi di Bafatà (in Africa) a firma dell’amministratore diocesano, padre Lucio Brentegani. Porta la data del 13 settembre u.s. Nella lettera il ringraziamento e il resoconto. Sono 13.070 euro i soldi del regalo inviati. Dopo aver realizzato i tre pozzi «i restanti li abbiamo usati per aiutare il villaggio di Tantan Cosse nella manutenzione della loro pompa manuale che hanno nel loro pozzo. La pompa aveva dei problemi meccanici ed era bloccata da qualche anno. Abbiamo fatto fare un preventivo e abbiamo pensato che valeva la pena riabilitare questa pompa per il fatto che serve una popolazione molto grande (più di 2500 persone)». In questa lettera ci sono i conti dettagliati nonché l’Impresa dei lavori che collabora da anni con la Caritas di Bafatà e di Bissau. I pozzi di acqua suggellano un gemellaggio tra la diocesi di Acerenza e di Bafatà avviato da anni. Don Gaetano ripercorre gli anni in Africa dell’acheruntino padre Antonio Grillo (Pime), del suo impegno, dei mesi di prigionia e del suo rientro ad Acerenza portando nel cuore sempre la sua Africa e Bafatà, tanto da ritornarci con un viaggio diocesano nel 2000 per l’inaugurazione di una scuola a Bambadinga intitolata proprio a padre Grillo. Una relazione tenuta viva poi dallo stesso don Gaetano Corbo con «adozioni scolastiche per ragazzi più bisognosi», tramite il missionario padre Abramo, spiega don Corbo: «inoltre siamo stati in Africa tre volte e ringrazio di cuore tutti coloro che hanno risposto al mio appello nel giorno del 50esimo, il 6 ottobre 2023». Sono stati generosi i fedeli e amici dalla diocesi di Acerenza dove attualmente ricopre l’incarico di Direttore del Museo, Archivio e Biblioteca diocesana, nonché da fedeli di Oppido, Pietragalla, Potenza e Avigliano dove ha svolto la sua missione pastorale. Don Gaetano è nato il 25 novembre del 1949 e dopo gli anni del Seminario, da Potenza a Salerno, è stato ordinato sacerdote nel 1973. Sarà determinante per la sua formazione l’incontro con il Vescovo conciliare, Giuseppe Vairo, come segretario dal ’78 al 1988. Poi il mandato come parroco ad Avigliano e il rientro nella sua diocesi, a Genzano di Lucania. Poi la richiesta di un “anno sabbatico” a Gerusalemme, nel convento dei frati francescani per frequentare due corsi biblici e restare a disposizione per le confessioni o a dir messa al Santo Sepolcro e al Monastero di santa Chiara. Il rientro ad Acerenza come amministratore parrocchiale a Laurenzana ed infine Direttore del Museo diocesano. Don Gaetano è l’uomo del «fare la volontà di Dio”, dalla pazienza di Giobbe. Attualmente non ha una sua parrocchia, ma è il prete di tutti. Ho avuto la fortuna di conoscerlo fin dagli anni della mia adolescenza nelle attività associative dell’Azione Cattolica, dove don Gaetano era assistente. Lo ricordo come persona buona e saggia. Un sacerdote degli ultimi, dalla capacità di ascolto autentico del profondamente umano, facendo suo lo stile del Nazareno». Don Gaetano in un breve bilancio si dice contento della sua vocazione che spera «di portarla avanti in tutte le circostanze della vita», ma in lui si intuisce quella sana inquietudine di chi vorrebbe favorire l’incontro con Dio ma poi deve fare i conti con «se stessi e a volte con quel senso di impotenza», come afferma. A questo si aggiunge la fatica «di lavorare insieme», sia con i confratelli che con i laici, per questo «ho preferito sempre lasciar fare e non litigare -spiega- per non creare spaccature», così come appreso dal suo vescovo Vairo. Ed è proprio in suo onore che è stata costituita l’associazione “Amici di mons. Vairo”, di cui è promotore insieme ad altri con lo scopo di raccogliere le testimonianze di chi l’ha conosciuto per avviare una eventuale proposta di canonizzazione. Infine, tornando ai pozzi di acqua e all’insegnamento evangelico, l’invito di don Gaetano è quello di «fare la volontà di Dio, sforzarsi e impegnarsi ad operare insieme».

Di Maria De Carlo

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