AttualitàBasilicataBlog

ROTONDELLA, 16 INDAGATI PER DISASTRO AMBIENTALE

La Dda ha notificato gli avvisi di conclusione delle indagini ai dirigenti Sogin, Enea, funzionari della provincia di Matera e del comune e di Arpab. L’accusa sarebbe per contaminazione delle acque finite nel fiume Sinni e nel mar Jonio

Nei giorni scorsi, la Direzione Distrettuale Antimafia di Potenza, ha emesso avviso della conclusione delle indagini preliminari ed informazione di garanzia nei confronti di sedici indagati a vario titolo ritenuti indiziati dei reati di: attività organizzata finalizzata al traffico illecito di rifiuti; disastro ambientale; inquinamento ambientale; falso ed altro, fatti tutti connessi alla gestione della Centrale Nucleare in decommissioning di Rotondella nel Materano.

LE IMPUTAZIONI PROVVISORIE

I reati imputati, secondo la Procura, sarebbero: il reato p.p. 81 cpv, 110 cp, art. 260 del Decreto legislativo 03 aprile 2006, n. 152 – ”Norme in materia ambientale” e articolo 452 quaterdecies c.p. «per aver con più azioni esecutive dello stesso disegno criminoso, omesso di presentare a corredo dell’istanza di AUA (Autorizzazione Unica ambientale) alla Provincia di Matera volta ad ottenere l’autorizzazione allo scarico delle acque di falda nel mar Ionio, la documentazione inerente lo stato attuale di qualità delle acque attestante la condizione di contaminazione in atto (allegando una relazione tecnica redatta nell’anno 2003 che non dava atto della mutata condizione delle acque) ormai risultante dalle analisi effettuate dalla Sogin già a partire dal 2014, così da scaricare nel mare senza alcun trattamento, rifiuti costituiti dalle acque di falda contaminate da Cromo Esavalente e Tricloroetilene (sostanze pericolose e cancerogene)»; il reato p.p. dagli artt. 81cpv, 110 cp, 61n.2 e 452 bis c.p. «per aver con più azioni esecutive del medesimo disegno criminoso ed al fine di occultare il reato di cui al capo che precede in concorso tra loro e per le qualità rivestite, in epoca immediatamente precedente al momento in cui non comunicando la contaminazione delle acque di falda sia ritardando l’attuazione delle operazioni di messa in sicurezza e di bonifica del sito Sogin/Enea di Rotondella (A1T) che omettendo di adottare tutti gli accorgimenti necessari ad evitare che la contaminazione delle sostanze cancerogene si propagasse nell’ambiente, favorivano la migrazione della contaminazione anche attraverso lo scarico a mare delle acque contaminate mediante l’utilizzo illecito della condotta di scarico, poiché non autorizzato, da parte della stessa Sogin, che venivano sversate, senza alcuna forma di trattamento direttamente nel corpo idrico superficiale (mar Jonio). Inoltre, omettendo di predisporre idonee misure atte ad impedire la migrazione della contaminazione, procuravano una compromissione e un deterioramento – non reversibile in maniera naturale – significativa e misurabile della matrice ambientale costituita dalle acque sotterranee e superficiali, compromissione dimostrata dall’ordinanza sindacale n. 28 del 15 settembre 2017 emessa dal Sindaco di Rotondella, tutt’ora vigente che inibisce l’utilizzo della risorsa idrica a qualsiasi scopo a causa della contaminazione in atto e il deterioramento attestato dalle analisi Arpa dipartimento di Matera»; il reato p.p. dagli artt.81cpv, 110 cp, 61n. 2, 452 quater – comma 1punti 2 e 3 cp. «per aver con più azioni esecutive del medesimo disegno criminoso, consapevoli dello stato di contaminazione delle acque di falda già dall’anno 2014 -che era confermata dal provvedimento del Sindaco del comune di Rotondella che emetteva ordinanza n. 28 del 15 settembre 2011 (tutt’ora vigente ) che vietava l’utilizzo della risorsa idrica a qualsiasi scopo a causa della contaminazione in atto da sostanze pericolose e cancerogene (come attestato dalle analisi ARPA dipartimento di Matera e dalla consulenza tecnica del CT nominato da//’A.G. ovvero da/ piano di caratterizzazione contaminazione ed inquinamento delle acque ) – ne determinavano, con la loro consapevole inerzia, l’aggravamento fino a trasmutare la stessa, a partire dal Novembre 2018, in disastro ambientale. Segnatamente, pure avendo il dovere di far lo, per evitare o ritardare costi aziendali e per scongiurare il clamore e le conseguenze che sul piano amministrativo, politico, di immagine ed economico, la notizia avrebbe suscitato, omettevano consapevolmente di comunicare lo stato di contaminazione del sito, e, quindi, l’attuazione delle operazioni di messa in sicurezza e la predisposizione del progetto di bonifica del sito Sogin/Enea di Rotondella e, di conseguenza, l’attuazione di tutte le operazioni di bonifica, omettendo, inoltre, di adottare tutti gli accorgimenti necessari ad evitare che la contaminazione delle sostanze cancerogene si propagasse ulteriormente nell’ambiente. Con tali omissioni determinavano consapevolmente la migrazione delle suddette sostanze inquinanti, con conseguente alterazione dell’ecosistema anche al difuori del sito Sogin/Enea, alterazione da ritenersi irreversibile o, comunque, la cui eliminazione risulta attuabile solo con misure eccezionali»; il reato p.p. dagli artt. 81 cpv, 61n. 2, 483 c.p. e articolo 452 novies c.p. , «per avere, con pù azioni esecutive del medesimo disegno criminoso in concorso tra loro e nelle rispettive qualità, prodotto in data 1 agosto 2011 e 21 dicembre 2011, rispettivamente ”richiesta di integrazione/ rinnovo n. 0050322″ e stanza di Autorizzazione Unica Ambientale (A.UA.) “presso la Provincia di Matera, in cui è falsamente attestata la qualità delle acque da scaricare nel mar Jonio in maniera non corrispondente al vero, omettendo volontariamente e scientemente, di comunicare la contaminazione da sostanze pericolose delle acque di falda da recapitare direttamente nel mar Jonio, alfine di ottenere l’autorizzazione richiesta e continuare a scaricare»; il reato p.p. dagli artt. 81 cpv e artt. 483, 452 novies c.p., «perché con più azioni esecutive del medesimo disegno criminoso, avanzava in data 1 agosto 2011 istanza di integrazione/ rinnovo ”0050322″ e successivamente in data 21 dicembre 2011 istanza di Autorizzazione Unica Ambienta/e (A.UA.) presso la Provincia di Matera, rappresentando falsamente lo stato difatto del sistema ”scarico” delle acque reflue prodotte dal sito Sogin, in particolare, attestando falsamente che l’ente era munito di autorizzazioni e nulla osta paesaggistici rilasciati dalle competenti autorità, i quali in realtà erano stati sì rilasciati rispettivamente dalla Regione Basilicata e dalla Soprintendenza ma nell’ambito di procedimenti amministrativi risalenti al 2012, e cioè in epoca anteriore all’accertato stato di contaminazione del sito (a partire dal 2015) e che pertanto non erano attinenti al procedimento amministrativo che invece ha consentito successivamente di ottenere indebitamente l’autorizzazione ambientale»;  il reato p.p. dagli artt. 81 cp e art. 137 del decreto Legislativo 152/2006, in violazione dell’art. 125 Dlgs. 152/ 2006 «poiché, in assenza del titolo autorizzativo e dei presupposti per poterlo ottenere, non avendo la Sogin un idoneo impianto di trattamento, con più azioni esecutive del medesimo disegno criminoso e reiterate nel tempo, scaricava le acque meteoriche, di dilavamento e quelle industriali, tutte non trattate, direttamente nel fiume Sinni. Con l’aggravante che dalla commistione del fatto deriva la violazione di una norma prevista dal decreto legislativo n. 152 del 2006. In particolare come soggetti deputati a verificare l’istruttoria e la completezza degli allegati formavano atti propedeutici al rilascio di autorizzazione n. 969/ 2018, omettendo di considerare la comunicazione di potenziale contaminazione sito Sogin\Enea risalente al 2015 e senza verificare l’esistenza e la veridicità della documentazione. Gli atti endoprocedimentali così illecitamente prodotti confluivano nel provvedimento finale di Autorizzazione Unica Ambientale (provvedimento del 05 giugno 2018) che attestava falsamente la verifica dei documenti allegati e che non vi erano vincoli ostativi al rilascio dell’autorizzazione ambientale» e infine altri illeciti amministrativi posti in essere nell’interesse o comunque a vantaggio dell’ente (da soggetti in posizione apicale) Sogin Spa, con sede legale in Roma» Le indagini, lunghe, complesse ed oramai terminate, coordinate della Direzione Distrettuale Antimafia di Potenza sono state condotte con dal Noe dei CC di Potenza, sia attraverso metodi tradizionali – come pedinamenti e osservazioni, analisi – sia attraverso attività tecniche quali intercettazioni telefoniche, ambientali e telematiche. «Le indagini – fatta salva la presunzione d’innocenza fino a sentenza definitiva di condanna – hanno permesso di raccogliere indizi relativi ai reati nei confronti di alcuni dirigenti della Sogin , di alcuni dirigenti del centro ricerca Enea di Rotondella nonché di alcuni funzionari pubblici di enti locali incaricati di vagliare le istanze ambientali presentate dai gestori della Centrale. Gli accertamenti svolti evidenziavano, fra l’altro, a livello indiziario, come alcuni indagati, dirigenti di Sogin, avrebbero appreso già nel 2014, grazie alle analisi da loro stessi condotte, della grave contaminazione da tricloroetilene e cromo esavalente delle acque di falda sottostanti il loro sito e avrebbero effettuato le prescritte comunicazioni agli enti competenti solo nel 2015» si legge nella nota della Procura. «Il complesso delle condotte contestate agli indagati oltre a determinare un ritardo nell’applicazione delle procedure di messa in sicurezza del sito, avrebbe, poi, permesso di scaricare nel Mar Jonio senza alcun trattamento le acque di falda contaminate che venivano emunte dai loro sistemi di sicurezza. Emergeva, altresì, sempre a livello indiziario che Sogin, anche in virtù di ipotizzate omissioni nell’attività di controllo da parte della provincia di Matera e del comune di Rotondella, presentando un’istanza corredata da atti che secondo la ricostruzione degli inquirenti conterrebbero dati non veritieri, avrebbe così ottenuto un’autorizzazione che le consentiva di scaricare illecitamente le acque reflue direttamente nel fiume Sinni. Il ritardo nella messa in sicurezza del sito determinava migrazione della contaminazione delle acque di falda oltre il perimetro dell’area Enea\Sogin».

Social Media Auto Publish Powered By : XYZScripts.com
error: Contentuti protetti