Signor Presidente della Repubblica Federale di Germania,
caro Frank-Walter,
Signori Ministri,
Signora Presidente della Regione Emilia-Romagna,
Signora Sindaco,
cari i familiari delle vittime, vi ringrazio per essere qui con noi, la vostra presenza è un dono per tutti.
Cittadine e cittadini di Marzabotto,
siamo qui per chinare insieme il capo davanti a tante vite crudelmente spezzate, per riempire con i sentimenti più intensi di solidarietà quelle voragini che la disumana ferocia nazifascista ha aperto in queste terre, in queste comunità.
Siamo qui per ricordare, perché la memoria richiama responsabilità.
Nella Seconda Guerra Mondiale si toccò il fondo dell’abisso.
La barbarie, la cancellazione di ogni dignità umana.
Italia, Germania ed Europa sono state capaci di risorgere da quell’inferno, costruendo libertà, pace, democrazia, diritti, comunità, una nuova sicurezza.
I nostri genitori, i nostri nonni non si abbandonarono alla rassegnazione. Furono capaci di trasformare il dolore più indicibile e più inspiegabile in una forza generatrice.
In una nuova epoca.
In un sistema che, benché imperfetto, intendeva guardare al rispetto della dignità di ogni persona.
Non è stato facile ricostruire un continente dalle macerie materiali e morali cui nazismo e fascismo l’avevano condannato
Ha richiesto coraggio e sacrificio.
Presidente Steinmeier,
caro Frank-Walter,
desidero ringraziarti.
La Repubblica italiana ti ringrazia per essere qui, insieme ai nostri concittadini, ai familiari delle vittime, per condividere un anniversario così carico di significato storico e civile
Conosciamo la tua sensibilità: la presenza a Civitella Val di Chiana nel 2014, quando eri Ministro degli Esteri. L’omaggio al Mausoleo dei caduti delle Fosse Ardeatine, nel 2017. La commemorazione, due anni dopo, delle stragi nel Comune toscano di Fivizzano, con un discorso toccante. Parole che contribuirono a trasformare quel doloroso giorno di ricordo in un prezioso seme di riconciliazione, nel segno di una civiltà più umana
Permettimi di considerare l’evento di oggi come un segno ulteriore.
Quasi ottocento le vittime, uccise tra il 29 settembre e il 5 di ottobre del 1944 nei Comuni di Marzabotto, Monzuno e Grizzane Morandi. Quasi duecento i bambini, il più piccolo di 14 giorni
Marzabotto e Monte Sole sono simbolo tra i più sconvolgenti della strategia di annientamento che accompagnò la volontà di dominio, il mito razziale, la sopraffazione nazionalista, insomma quell’impasto ideologico che sospinse il nazismo – e i suoi complici, tra cui il regime fascista – a perseguire il catastrofico progetto di conquistare l’Europa e di svuotarla della sua storia.
In queste terre, tra i fiumi Setta e Reno, si compì l’eccidio di civili più grande e spietato tra quelli commessi nel nostro Paese durante la guerra
Queste terre hanno conosciuto il terrorismo delle SS e dei brigatisti neri fascisti.
Non c’erano ragioni militari che potessero giustificare tanta crudeltà.
Sui pendii di Monte Sole vennero uccisi anche sacerdoti.
Don Ubaldo Marchioni era all’altare di Casaglia di Caprara.
Non si trattava soltanto di disprezzo verso la religione. Era “la negazione radicale di ogni umanità”, come scrisse Giuseppe Dossetti, capo partigiano, Costituente, dirigente politico di primo piano, che lasciò la politica attiva per fondare, proprio a Casaglia, la sua comunità di monaci, per riposare poi, a pochi passi dalla chiesa distrutta, in quel piccolo cimitero divenuto anch’esso teatro di sterminio
Perché? Perché tutto questo? Si può, si deve dimenticare?
Continuiamo a chiedercelo percorrendo questi luoghi, sostando dinanzi ai memoriali.
Le domande penetrano le nostre coscienze, senza riuscire a fornire una risposta esaustiva, definitiva, segnalando, piuttosto, una irrisolta inquietudine.
“È accaduto, quindi può di nuovo accadere”, ci ammonì Primo Levi
Può accadere se dimentichiamo.
Ma, oggi, i conflitti in atto, i luoghi della sofferenza dove il diritto umanitario internazionale non trova applicazione, ci richiamano bruscamente alla responsabilità di non essere né ciechi, né addormentati, né immemori.
Non dobbiamo mai dimenticare, anche se fatichiamo a comprendere.
O forse, per citare ancora Primo Levi: “quanto è avvenuto non si può comprendere, anzi, non si deve comprendere, perché comprendere è quasi giustificare”
Sbagliamo se pensiamo che il razzismo, l’antisemitismo, il nazionalismo aggressivo, la volontà di supremazia, siano di un passato che non ci appartiene.
Quanto accade ai confini della nostra Unione Europea suona monito severo.
I fantasmi dell’orrore non hanno lasciato la storia.
Ecco la ragione del pellegrinaggio laico a questi luoghi, fonti della nostra odierna convivenza civile, richiamo perenne alle follie degli uomini.
Ecco le ragioni per cui i Presidenti Einaudi, Pertini, Scalfaro nel cinquantesimo anniversario della strage, Ciampi insieme al Presidente tedesco Rau, vollero salire quassù.
Per ribadire solennemente “mai più”.
Oggi, la tua presenza, caro Presidente Steinmeier, è una ulteriore spinta ad andare avanti insieme nel costruire il futuro
Marzabotto e Monte Sole sono pietre angolari della Repubblica italiana
A ottant’anni da quei tragici giorni oggi avvertiamo più nitidamente che Marzabotto e Monte Sole sono simbolo e fondamenta dell’intera Europa, prova del nostro destino comune che, insieme -caro Frank-Walter – nei giorni scorsi, a Berlino come a Bonn e Colonia, abbiamo confermato di volere scegliere.
Quello di un’Europa che non rinuncia, e anzi vuole sviluppare i suoi valori, la sua civiltà, il suo diritto, fondato sul primato della persona.
Così contribuiremo a un’Europa di pace, fondata sui valori che qui vennero negati con immane spargimento di sangue.
Quell’Europa dei popoli e non della volontà di potenza e di supremazia di ogni Stato.
Quella dell’Unione Europea, grande spazio di libertà nel mondo.
A questa Europa contribuiscono insieme tedeschi e italiani
In questa giornata, alla presenza del Presidente Steinmeier, possiamo affermare, che le parole pronunciate dal Presidente Rau nel 2002, possiamo ribadirle:
“Marzabotto è divenuto luogo che non separa più tedeschi e italiani ma li unisce”
🔹IRENE PRIOLO PRESIDENTE F.F.
Furono 770 le vite spezzate dalla cieca e brutale violenza nazista tra il 29 settembre e il 5 ottobre 1944 nella strage di Marzabotto (BO)
Oggi, con il presidente Mattarella, il presidente Steinmeier, le autorità e tante e tanti cittadini abbiamo ricordato gli ottant’anni da quegli avvenimenti
Due interventi coraggiosi, toccanti e commoventi
Rendere omaggio alle vittime della crudeltà nazifascista significa difendere i valori di libertà, democrazia e pace
Come ha ricordato il presidente Mattarella, Marzabotto è una pietra miliare della nostra repubblica
Oggi più che mai non possiamo permettere che l’indifferenza prenda il sopravvento, soprattutto in un tempo in cui assistiamo al pericoloso riemergere di ideologie dell’odio e dove la tragedia delle guerre si è riaffermata alle nostre porte e dentro le nostre esistenze