AttualitàBasilicataBlog

MAFIA, CARIELLO NUOVAMENTE INDAGATO

Nel mirino della Procura distrettuale di Potenza il clan Scarci-Scarcia: eseguiti 21 fermi tra il litorale jonico e tarantino. Il sindaco perquisito e indagato per l’“inchino” durante la processione davanti allo stabilimento balneare del clan

Si chiama “Mare Nostro”, l’operazione coordinata dalla Direzione distrettuale antimafia di Potenza che ieri mattina ha dato esecuzione a 21 fermi sul litorale jonico e tarantino. Tra questi c’è anche il sindaco di Scanzano Jonico Pasquale Cariello, indagato per turbativa di funzioni religiose aggravata dall’articolo 461 bis (associazione per delinquere di tipo mafioso). Pare abbia fatto una specie di “inchino” con la statua, in occasione della “Processione della Madonna del mare con le barche” davanti allo stabilimento balneare di proprietà del clan. I destinatari del fermo sono tutti «indiziati di appartenere ad una confederazione mafiosa, operante sul litorale jonico lucano, riferibile alle famiglie Scarcia e Scarci, e di ulteriori delitti quali quelli di estorsione, illecita concorrenza, detenzione e porto di esplosivi e di armi ed altro, per un totale di 81 reati-fine contestati».

I FATTI

Secondo la ricostruzione dell’accusa «le attività delittuose contestate ai soggetti indiziati di appartenenza al sodalizio erano finalizzate ad acquisire, in modo diretto o indiretto, avvalendosi della forza di intimidazioni del vincolo associativo e della condizione di assoggettamento e di omertà che ne deriva, la gestione ed il controllo monopolistico delle attività turistiche, balneari, di pesca professionale e di ristorazione presenti sul litorale ionico lucano». Il provvedimento è stato emesso d’urgenza perchè si ritiene ci sia il concreto pericolo di fuga, è lo sviluppo di una lunga e complessa attività d’indagine coordinata dalla Procura di Potenza che ha permesso di accertare a livello indiziario, l’esistenza di una confederazione mafiosa composta da due famiglie: famiglia Scarci, con al vertice Andrea Scarci originaria di Taranto, e famiglia Scarcia, con al vertice Salvatore e Daniele Scarcia che sarebbero capaci di controllare le attività economiche e criminali del litorale, anche durante stato detentivo di alcuni membri delle stesse. Ad Andrea Scarci era demandato il controllo del tratto di mare antistante Scanzano ]onico e alla famiglia di Salvatore Scarcia il tratto di mare antistante Policoro. Dalle indagini è emerso a livello indiziario che «proprio nel settore della pesca professionale la confederazione mafiosa avrebbe imposto la “signoria” nello specchio di mare interessato, attraverso un vero e proprio controllo e condizionamento delle attività professionali della pesca, con uso strumentale della capacità intimidatoria e quindi con condotte esplicite o implicite, di violenza e/o minaccia, idonee ad incidere sui meccanismi di una concorrenza libera e lecitamente attuata garantendosi un regime di “monopolio” sulle attività marinare». L’associazione mafiosa, quindi, secondo la ricostruzione degli inquirenti da verificare in sede giurisdizionale, «con lo scopo di inibire l’altrui concorrenza, imponeva a tutti gli altri imprenditori del settore una tangente da pagare (cd. “parte”) per poter pescare nello specchio di mare antistante da Metaponto di Bernalda e di Nova Siri ovvero, prospettando possibili conseguenze per chi non avesse rispettato le imposizioni, impedendo alle cd. paranze di autodeterminarsi nell’esercizio della propria attività imprenditoriale/ professionale». «Il clan gestiva il tratto di mare lucano e tarantino come se fosse la piscina di casa, imponendo il pagamento di una cifra ai pescatori per potervi accedere, e obbligandoli anche con metodi violenti a pescare solo in quella zona, dietro ulteriori corrispettivi a fronte di quanto pescato» ha affermato il procuratore distrettuale di Potenza Curcio in conferenza stampa. Le attività di indagine complessivamente condotte sotto la direzione della Direzione Distrettuale Antimafia di Potenza hanno permesso di «accrescere il patrimonio di conoscenze relative al fenomeno dell’associazionismo mafioso nella provincia di Matera e segnatamente lungo il litorale jonico, con forti ed attuali momenti di ingerenza anche nel territorio di Taranto».

L’INCHINO

«Indicativo della diffusa condizione di assoggettamento nell’ambiente che circondava il sodalizio – si legge nella nota della Procura – è l’atto di deferenza -il cd “inchino” compiuto in Scanzano Jonico la mattina del 15 agosto scorso allorquando, nel compiere la cd Processione del Mare con la statua della Vergine portata in barca, il corteo religioso veniva fermato -senza nè autorizzazione nè preavviso all’Autorità Ecclesiale presente a bordo -dinanzi al tratto di spiaggia, ora libero, ma in un recente passato occupato dallo stabilimento balneare gestito dagli Scarci e dove vengono rimessate, a tutt’oggi, le barche da questi utilizzati per uscire in mare (dove, peraltro, la mattina del 27.12.2023, veniva rinvenuto e sequestrato un’ingente quantitativo di esplosivo pari a circa 13 Kg di cui metà esplosivo ad alto potenziale impiegato per demolizioni civili e metà a base di “tritolo”), nella disponibilità degli stessi. Per questa vicenda è stata notificata a Pasquale Cariello, sindaco del Comune che si era posto alla guida del corteo religioso, informazione di garanzia in quanto indiziato per il delitto di cui ali’ art 405 (turbativa di funzioni religiose) con l’aggravante di cui all’art 416 bis 1 cp». Effettuata anche una perquisizione al sindaco Cariello Alle 21 persone fermate sono stati quindi contestati i delitti di «associazione di tipo mafioso, aggravata dalla disponibilità di armi e volta ad assumere e mantenere ìl controllo di attività economiche finanziate in tutto o in parte, con i proventi dell’attività delittuosa e plurimi delitti di estorsione, illecita concorrenza con minacce o violenza, turbata libertà di incanti, detenzione di armi ed esplosivi, lesioni personali, occupazione abusiva di proprietà pubblica, furto, tutti aggravati dall’appartenenza all’associazione mafiosa e dall’aver agevolato la confederazione mafiosa Scarci/Scarcia. Nel corso delle attività di perquisizione a carico degli indagati sono stati sottoposti a sequestro, munizionamento, preziosi, somme di denaro contante per circa 220.000 euro, buoni fruttiferi per 40.000 curo».

IL COMMENTO DI CARIELLO

Il Sindaco del Comune di Scanzano Jonico, Pasquale Cariello, con «rammarico apprende dagli organi di stampa, anche in violazione dell’art. 114 cpp, di essere indagato per aver preso parte, insieme all’intera comunità, alla funzione religiosa del 15 agosto, officiata dal Parroco del Comune». Nel dichiarare di «porre massima fiducia nell’operato della Magistratura e delle forze di Polizia», evidenzia di «aver sempre combattuto i fenomeni malavitosi»e continuerà a farlo «per la tutela della cittadina che amministro, insieme ad uomini e donne di grande moralità». Nel contempo verificherà, in merito all’indagine a suo carico, se «le forze di Polizia siano stati indotti in errore da soggetti politicamente e personalmente contrari alla maggioranza che amministra il Comune».

Social Media Auto Publish Powered By : XYZScripts.com
error: Contentuti protetti