NONNE LUCANE, SAGGE E INVISIBILI
L’approfondimento di Maria De Carlo
Nonna, eredità di intenti, sogni e speranze, riposo del cuore in una carezza, gioia infinita di rispecchiarmi nei tuoi occhi”. Con questa citazione dello scrittore Stephen Littleword l’appuntamento di questa settimana è dedicato a tutte le nonne lucane. Nei giorni scorsi infatti è stata celebrata la Festa dei nonni (2 ottobre), in coincidenza con la festa degli angeli custodi come da calendario liturgico cattolico. Ebbene questa ricorrenza dedicata ai nonni è stata istituita dal Parlamento italiano nel 2005 con la legge 159 del 31 luglio, data scelta proprio per indicare- riconoscere i nonni quali angeli custodi di nipoti e famiglie. All’art.1 si legge: “E’ istituita la “Festa nazionale di nonni” quale momento per celebrare l’importanza del ruolo svolto dai nonni all’interno delle famiglie e della società in generale”. La nostra attenzione è per tutte quelle donne nonne spesso “invisibili” nelle nostre comunità, anzi meglio dire rese invisibili dai meccanismi strutturali della società efficiente, ma che invece sono quelle che tessono la rete di supporto. Mi spiego. Se dovessi scegliere un’immagine di paragone, sceglierei quella rete posta ai piedi del Trapezio. Se siete stati al Circo e dal vivo avete vissuto le emozioni date dai trapezisti, da questi incredibili umani volanti che ci tengono col fiato sospeso, l’unica a tranquillizzarci e a tenere a bada l’ansia è lo sguardo verso la rete. Ebbene le nonne sono questa rete per tanti nipoti, e per le nostre comunità. Lo sanno bene le tante famiglie, soprattutto quelle disagiate per varie situazioni, o quei nipoti che vivono all’interno della coppia genitoriali conflitti divenendo recipienti di veleni e frustrazioni di grandi. La nonna diventa un balsamo, una rete per tamponare le cadute. In lei si posa lo sguardo affranto del nipote e trova la gioia e la speranza di un futuro migliore. In lei trova la sua bellezza interiore e l’incoraggiamento ad andare avanti per costruire qualcosa di nuovo e di buono. A ragione l’autrice Lois Wyse scrive: “Una madre diventa davvero una nonna il giorno in cui smette di notare le cose terribili che fanno i propri figli perché è troppo incantata da quelle meravigliose che fanno i nipoti”. Le nonne sono le custodi di una preziosa saggezza sulla vita. In loro è racchiusa, come in un sacrario, una saggezza unica che si è costruita e acquisita nel tempo. Una capacità di vedere l’esistenza nella sua completezza cogliendo tutti quegli aspetti che noialtri non siamo in grado di vedere. Una saggezza volta al bene e al benessere. Per questo è importante sedersi “ai loro piedi” ed ascoltare le loro narrazioni, i loro racconti. E a questo proposito vorrei citare una pubblicazione che ha nella copertina proprio questa immagine, di una nonna che legge e racconta con i nipotini storie di saggezza per costruire bellezza: “Ti racconto un’emozione”. E nel sottotitolo “Storie per bambini di tutte le età” (Cornacchione editore). Un testo scritto a sei mani e debbo con immensa riconoscenza alla coautrice Floriana Garofalo in primis questa esperienza di scrittura per ragazzi, nonché al coautore, amico di avventure associative, Alessandro Buscemi. Nell’immagine il volto rassicurante della nonna e accanto a lei i due nipotini -nell’alterità maschile-femminile- ad indicare un percorso di saggezza che si apprende attraverso la narrazione da cui scaturisce riflessione, meditazione e “i belli discorsi, dai quali cresce nelle anime la saggezza”, come insegna Socrate. Nei racconti il lettore viene accompagnato alla scoperta dell’autostima, e accettazione di sé e della diversità, al saper vivere in comunità e all’uso consapevole della tecnologia, al rispetto per l’ambiente e all’amicizia; a saper gestire le proprie emozioni, dalla rabbia alla solitudine. Cito solo alcuni dei titoli dei nove racconti: “Gli invisibili animali del bosco”, “La civetta sul verde velluto” e “L’uovo del lago”. Gli altri vi invito a scoprirli e magari, perché no, a contattare i rispettivi autori. Ma quello che più mi preme dirvi, ed è quanto suggerito da pedagogisti e educatori, è la lettura da fare “assieme”. Da più parti viene fuori che non solo stimola le capacità cognitive e migliora la relazione genitore-figli ma, come abbiamo detto finora è attraverso il racconto e la narrazione, a partire da quelli dei nostri nonni che si educa alla conoscenza e al “discernimento” di quanto ci accade nella vita con quel tocco di saggezza e di “buon senso” che solo loro sanno insegnarci. E in particolare pensando alle nostre nonne riflettiamo su quelle “massime” a noi molto care, provandole magari a “fermarle” su un postit per farle diventare un mantra quotidiano. Ne cito una per tutte, caratteristica tipica delle nonne lucane: “Come e “se” Dio vuole”, traducetela nei rispetti dialetti. Questa espressione di fede racchiudeva numerosi tomi di psicologia del benessere perché educava a non avere fretta, a saper attendere, ad accettare e accogliere le cose, ad avere speranza e pazienza nei cambiamenti, e allo stesso tempo a non arrendersi e disperarsi, ma al contrario avere la forza di andare avanti e continuare il proprio cammino. Chiudo con una riflessione di Mirko Badiale: “Dopo la parola mamma, la parola nonna è la più bella del mondo”.
Di Maria De Carlo