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366º GIORNO LA GUERRA SI INTENSIFICA IN MEDIO ORIENTE CON AZIONI E REAZIONI CHE PRODUCONO VITTIME INNOCENTI

L’IDF, fondato nel 1948, è considerato tra le forze armate al mondo una delle più addestrate alla battaglia, avendo dovuto difendere il paese in sei importanti guerre

È GIUSTO INFORMARE 

366º GIORNO DI GUERRA 

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L’IDF, fondato nel 1948, è considerato tra le forze armate al mondo una delle più addestrate alla battaglia, avendo dovuto difendere il paese in sei importanti guerre

🔹Israel Defense Forces (IDF)

Gli obiettivi dell’IDF legati alla sicurezza, sono di difendere l’esistenza, l’integrità territoriale e la sovranità dello Stato d’Israele;
di scoraggiare tutti i nemici e frenare tutte le forme di terrorismo che minacciano la vita quotidiana.​

L’IDF, fondato nel 1948, è considerato tra le forze armate al mondo una delle più addestrate alla battaglia, avendo dovuto difendere il paese in sei importanti guerre.
Gli obiettivi dell’IDF legati alla sicurezza, sono di difendere l’esistenza, l’integrità territoriale e la sovranità dello Stato d’Israele;
di scoraggiare tutti i nemici e frenare tutte le forme di terrorismo che minacciano la vita quotidiana.
Fra i suoi obiettivi principali vi sono anche il rafforzamento delle misure per il conseguimento della pace, il mantenimento della sicurezza soprattutto nel West Bank in accordo con l’Autorità Palestinese, la conduzione della lotta contro il terrorismo, sia dentro Israele sia lungo i suoi confini, e il mantenimento di una capacità deterrente, per prevenire lo scoppio di ostilità.
Al fine di assicurare il suo successo, la dottrina delle Forze di Difesa d’Israele, a livello strategico, è difensiva, mentre le sue tattiche sono offensive.
Data la mancanza di profondità territoriale del paese, l’IDF deve prendere l’iniziativa quando la cosa è ritenuta necessaria e, se attaccato, trasferire rapidamente il campo di battaglia sul territorio del nemico. Sebbene sia sempre stato numericamente inferiore ai suoi nemici, l’IDF mantiene un vantaggio qualitativo dovuto al dispiegamento di avanzati sistemi d’armamento, molti dei quali sono stati sviluppati e prodotti in Israele per i propri bisogni specifici.
La risorsa principale dell’IDF rimane comunque l’alto calibro del suoi soldati.
Nella preparazione alla difesa, l’IDF, dispiega un piccolo esercito permanente (formato da soldati di leva e personale di carriera) con rapida capacità di allerta, e una regolare forza aerea e navale.
La maggior parte delle sue forze è costituita da riservisti, regolarmente richiamati per l’addestramento e il servizio e i quali, in tempo di guerra o di crisi, sono velocemente mobilitati entro le loro unità da tutte le parti del paese.
Le tre armi dell’IDF (#fanteria, #aeronautica e #marina) operano sotto un comando unificato, guidato dal Capo di Stato Maggiore, con il grado di Tenente Generale, che è responsabile verso il Ministro della Difesa.
Il Capo di Stato Maggiore è nominato dal governo, su proposta del Primo Ministro e del Ministro della Difesa, per una durata di tre anni, di solito estesa per un ulteriore anno.
Soldati e soldatesse di tutti i gradi, servono fianco a fianco come tecnici, specialisti delle comunicazioni e dei servizi segreti, istruttori di combattimento, cartografi, personale amministrativo e militare, operatori di computer, medici, avvocati e simili. Sempre più donne servono anche in unità combattenti.
L’IDF è sensibile alle esigenze culturali e sociali dei propri soldati e provvede ad attività ricreative ed educative, come pure a servizi di sostegno personale.
Alle reclute con un retroterra di studi incompleto sono date opportunità di elevare il proprio livello di istruzione, e gli ufficiali di carriera sono incoraggiati a studiare a spese dell’IDF durante il loro servizio. L’integrazione dei soldati immigrati di recente è facilitata da speciali corsi di lingua ebraica e da altri programmi. Attivo nell’opera d’edificazione della nazione fin dai suoi inizi, l’IDF provvede anche a fornire istruzione di recupero e supplementare ai civili e contribuisce in generale all’assorbimento dei nuovi arrivati tra la popolazione.
In periodi di crisi nazionale o di emergenza, l’IDF reagisce immediatamente con azioni appropriate e assegna personale addestrato per svolgere lavori fondamentali o eseguire compiti specifici.​​

🔹Durata del Servizio nell’IDF​

Servizio di leva obbligatorio: tutti gli uomini e le donne che hanno i requisiti necessari sono chiamati sotto le armi all’età di 18 anni.
Gli uomini prestano servizio per tre anni, le donne per 2 anni.
Possono essere concessi rinvii a studenti meritevoli, per proseguire gli studi in istituti d’istruzione superiore. I nuovi immigrati possono ottenere il rinvio o servire per minori periodi di tempo, in base alla loro età o condizione personale al momento dell’ingresso nel paese​.

🔺Servizio di Riserva:
al termine del servizio obbligatorio ogni soldato è assegnato a un’unità di riserva e può prestare servizio fino alI’età di 51 anni.

🔺Militare di carriera:
i veterani del servizio di leva che rispondono alle necessità delI’IDF, possono firmare come ufficiali di carriera o NCO.
Il servizio di carriera costituisce il comando e Ia spina dorsale amministrativa dell’IDF.
Ai diplomati di scuole per ufficiali o per piloti, o di speciali scuole tecniche militari è richiesto di firmare per periodi di servizio di carriera.​

Cadetti piloti festeggiano la promozione
• G.P.O. / A. Ben-Gershom

🔹Chi dà le armi all’Israele?

Gli Usa sono di gran lunga il maggior fornitore di armi a Israele, aiutando a costruire uno degli eserciti tecnologicamente più sofisticati del mondo.

🔹Chi ha dato Israele agli ebrei?

Ben Gurion

Alla vigilia della scadenza del mandato britannico, il 14 maggio 1948, il presidente del Consiglio nazionale ebraico Ben Gurion proclamò la fondazione dello Stato di Israele 🇮🇱

🔹Proclamazione dello Stato di Israele 🇮🇱 #14maggio1948

La Conferenza di pace di Parigi del 1919, la Conferenza di Sanremo del 1920, il Trattato di pace di Sèvres del 1920 e il Trattato di Losanna del 1923 furono decisivi per l’assetto del Medio Oriente fino alla fine della Seconda guerra mondiale: la Francia ottenne il mandato della Società delle Nazioni su Siria e Libano, e la Gran Bretagna su Palestina e Iraq.

Ancora prima dell’inizio del mandato britannico aveva preso piede in Palestina un movimento nazionale arabo-palestinese contrario all’immigrazione ebraica.
Dopo i primi scontri con spargimento di sangue nel 1920, il conflitto precipitò fino ad assumere, verso la metà degli anni 1930, le sembianze di una guerra civile.

Nel 1947 la Gran Bretagna annunciò la fine del suo mandato sulla Palestina rimettendosi per la soluzione della questione palestinese alle Nazioni Unite.
Un Comitato speciale per la Palestina dell’ONU elaborò un piano di spartizione territoriale.
Il 29 novembre 1947 l’Assemblea generale dell’ONU approvò con una maggioranza di due terzi il piano, che prevedeva la spartizione della Palestina occidentale in uno Stato ebraico e in uno arabo.
Il piano fu accolto con favore dagli ebrei, ma osteggiato dagli arabi.
Alla vigilia della scadenza del mandato britannico, il 14 maggio 1948, il presidente del Consiglio nazionale ebraico Ben Gurion proclamò la fondazione dello Stato di Israele.

La Svizzera riconobbe lo Stato di Israele de facto il 25 gennaio 1949 e de iure il 18 marzo 1949. I documenti illustrano aspetti delle discussioni che hanno portato al riconoscimento del nuovo Stato.

🔹 Qual è la capitale di Israele, Tel Aviv o Gerusalemme?

Il 6 dicembre 2017 il presidente statunitense Donald Trump ha ufficialmente riconosciuto Gerusalemme come capitale dello stato di Israele e l’ambasciata statunitense è stata spostata da Tel Aviv a Gerusalemme il 14 Maggio 2018.

🔹 Chi sono gli alleati di Israele?

Israele è inoltre dal 1989 uno dei due alleati maggiori non-NATO originari di quella regione geopolitica (l’altro essendo l’Egitto). A tutto il 2015 vi sono sette principali alleati non-NATO nel Grande Medio Oriente: oltre a Israele ed Egitto anche Bahrein, Giordania, Kuwait, Marocco e Tunisia.  

🔹 Quanto è grande l’esercito di Hamas?

Secondo un report pubblicato dal Middle East Media Research Institute (MEMRI), intitolato “Les armes et les unités des Brigades Izz al-Din al-Qassam”, il braccio armato di Hamas conterebbe su una forza effettiva totale di 30.000 uomini, distribuiti in sei reggimenti composti da cinque battaglioni ciascuno.31 dic 2014

🔹 Cosa produce Israele? 🇮🇱 

I vari settori

Grazie alle sue industrie aeronautiche e delle armi, Israele è divenuto uno dei maggiori esportatori al mondo di materiale militare. Il paese fonda gran parte dei suoi ricavi anche sull’industria farmaceutica, elettronica, chimica, petrolchimica, agroalimentare e delle telecomunicazioni.

🔹 Qual è il servizio segreto più forte al mondo?

Mossad

Competenze. Il Mossad opera nel campo della prevenzione e del contrasto al terrorismo (non solo di matrice islamica) e nell’ambito delle operazioni all’estero aventi come scopo la raccolta di informazioni segrete di interesse statale.

🔹 Che differenza c’è tra Shin Bet e Mossad?

La comunità si poggia su tre principali organizzazioni: l’Aman (l’intelligence militare delle forze di difesa), il Mossad (responsabile della gestione della raccolta di intelligence nelle operazioni all’estero) e lo Shin Bet, l’agenzia che si occupa della sicurezza interna.

🔹 Quanti soldi manda l’Italia a Israele? 🇮🇱 

I dati dell’Istat. Tra ottobre e novembre del 2023 l’Italia ha esportato “Armi e munizioni” verso Israele per un valore di 817.536 euro: in particolare 233.025 euro a ottobre e 584.511 a novembre.

🔹 L’Italia ha esportato “Armi e munizioni” verso Israele dopo il 7 ottobre 

I dati dell’Istat

di Duccio Facchini — 27 Febbraio 2024

Tel Aviv, 21 ottobre 2023. La presidente del Consiglio, Giorgia Meloni, incontra il Primo ministro israeliano, Benjamin Netanyahu

Contrariamente a quanto assicurato dal governo, l’export di “Armi e munizioni” verso Tel Aviv non è stato “bloccato” dopo l’inizio dei bombardamenti sulla Striscia di Gaza. Lo certificano le Statistiche del commercio estero aggiornate ai mesi di ottobre e novembre 2023. Le cifre, pur esigue, impongono chiarezza. Che l’esecutivo nega
Tra ottobre e novembre del 2023 l’Italia ha esportato “Armi e munizioni” verso Israele per un valore di 817.536 euro: in particolare 233.025 euro a ottobre e 584.511 a novembre. A certificare l’export sono le Statistiche del commercio estero periodicamente aggiornate dall’Istat, da ultimo a metà febbraio di quest’anno.

Pur trattandosi di cifre esigue se paragonate ad altri contesti, il fatto contraddice il Governo Meloni, che in più occasioni ha invece dichiarato pubblicamente di aver “sospeso” e “bloccato” l’esportazione di armi verso Tel Aviv dal 7 ottobre 2023.

Il 20 gennaio di quest’anno, ad esempio, il ministro degli Esteri, Antonio Tajani, intervistato da Il Giorno, ha detto che “L’Italia ha interrotto dall’inizio della guerra di Gaza l’invio di qualsiasi tipo di armi a Israele. È tutto bloccato”. E ha poi aggiunto, accusando di ignoranza chiunque sollevasse il problema, che “da quando sono iniziate le ostilità abbiamo sospeso tutti gli invii di sistemi d’arma o materiale militare di qualsiasi tipo”.

Purtroppo non è così. I dati dell’Istat sconfessano la prima affermazione del ministro sull’aver bloccato “qualsiasi tipo di armi a Israele”: materiale corrispondente alla categoria merceologica “Armi e munizioni” -ai sensi della classificazione Ateco 2007- è stato invece esportato anche dopo il 7 ottobre. Pure ipotizzando che i 230mila euro di ottobre siano partiti prima del giorno 7, i dati di novembre coprono un periodo in cui i bombardamenti sulla Striscia di Gaza erano già pesantemente iniziati.

Per capire se anche la seconda affermazione del ministro sia falsa, quella cioè relativa al blocco dell’export di materiale “militare”, si deve entrare nel merito della tipologia di quanto consegnato a Tel Aviv.

Consideriamo i dati Istat del solo mese di novembre 2023. Come detto l’Italia ha esportato in quel lasso di tempo 584.511 euro di “Armi e munizioni” verso Israele (contro 1,5 milioni dello stesso periodo del 2022).

L’Istat informa che circa 7mila euro sono riferibili a “Fucili, carabine e pistole a molla, ad aria compressa o a gas, sfollagente ed altre armi simili” mentre 430mila per “Parti e accessori” di oggetti che vanno da “Armi da guerra, incluse pistole mitragliatrici” a “Rivoltelle e pistole”, da “Armi da fuoco e congegni simili che utilizzano la deflagrazione della polvere” a “carabine e pistole a molla, ad aria compressa o a gas, sfollagente”. Restano invece “oscurati” e perciò senza descrizione specifica 147.126 euro.

“Proprio questi 147.126 euro oscurati certificano che si tratta di armi e munizioni ad uso militare -osserva Giorgio Beretta, analista esperto dell’Osservatorio permanente sulle armi leggere-: nei sottocapitoli l’Istat oscura infatti tutti e solo i dati che riguardano le armi ad uso militare. Non va dimenticato, inoltre, che qui si sono considerate solo le ‘Armi e munizioni’: ma che da ottobre potrebbero essere stati esportati a Israele anche altri materiali e strumenti per uso militare tra cui componenti per velivoli e mezzi terrestri, sistemi elettronici, laminati e miscelatori per prodotti chimici, etc. che è impossibile rintracciare nel database dell’Istat”.

Occorrerebbe perciò fare chiarezza sulla natura di quanto esportato ma il governo si rifiuta, continuando sul filo dell’equivoco. Come già aveva fatto all’epoca della nostra prima inchiesta di metà gennaio sulla mancanza di trasparenza a riguardo da parte dell’Autorità nazionale Uama (l’Unità per le autorizzazioni dei materiali di armamento in seno al ministero degli Esteri), l’esecutivo, per bocca della Farnesina, ci ha nuovamente rimandato alla pubblicazione in primavera-estate della relazione della Uama. Che però sarà su base annuale e poco o nulla chiarirà rispetto a quanto accaduto dopo il 7 ottobre. Peraltro a fine febbraio la maggioranza parlamentare, ignorando le richieste di mantenere alti i controlli e la trasparenza sulle vendite di armi all’estero, ha approvato in prima lettura al Senato un testo di modifica della Legge 185 del 1990 tutto a vantaggio dell’industria militare, come ha denunciato la Rete italiana pace e disarmo. Ed è paradossale il fatto che mentre la Uama oppone il riserbo in forza di presunte ragioni diplomatiche, esponenti del Governo Meloni (i ministri Tajani e Crosetto, su tutti) continuano a dichiarare pubblicamente circostanze non verificate.

Peggio, se possibile, ha fatto l’Agenzia delle dogane e dei monopoli, che monitora quel che entra ed esce dalle frontiere del nostro Paese. Alla nostra richiesta di confermare quanto riportato dall’Istat e di chiarire se vi fosse materiale militare autorizzato dalla Uama, l’Agenzia ha fatto sapere a fine febbraio che “in ragione della rilevanza dei dati trattati dall’Agenzia, ogni dato oggetto di istanza da parte di soggetti esterni (anche giornalisti) può esser veicolato solamente a margine di un iter istruttorio di accesso agli atti o di accesso civico generalizzato”. Aggiungendo che “queste sono le due uniche modalità di dialogo previste dalla legge per la fornitura di dati verso l’esterno da parte delle Direzioni di gestione”.

Un modo curioso di intendere la trasparenza e il rapporto con la stampa, proprio alla luce della “rilevanza dei dati”. Ad ogni modo l’istanza di accesso civico è stata presentata -e servirà un mese per vederne gli ipotetici frutti-, ma sarebbe il caso che il governo facesse definitivamente chiarezza al più presto, o fosse portato a farla in Parlamento.

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