CHIUSURA DEFINITIVA DELL’EFAB
L’Ente Fiera Autonomo di Basilicata chiude dopo trent’anni di successi tra artigianato, elettronica e musica
Per gli appassionati delle fiere e delle mostre mercato è stato un punto di riferimento costante e di grande qualità. Una struttura che per un trentennio ha fatto la storia dell’artigianato, dell’elettronica, della convegnistica, della musica e dello sport. Il riferimento va all’Efab (Ente Fiera Autonomo di Basilicata) che dallo scorso mese di maggio ha chiuso i battenti dopo anni di grandi kermesse. Il plesso, inizialmente sito nella zona di viale del Basento, è stato delocalizzato a Tito Scalo dove è rimasto fino alla chiusura. A capo della struttura il presidente Fernando Barbato che ha gestito con stile ed eleganza le varie fasi di crescita della struttura, mettendo a disposizione la sua esperienza nel settore. Con l’Efab sono cresciute le aziende, le filiere dei vari settori che durante le varie fiere hanno avuto modo di far bella mostra dinanzi ai visitatori. Annessa al polo fieristico, una discoteca che per anni ha costituito il centro nevralgico degli adolescenti e dei giovani, ospitando i migliori dj del panorama dance nazionale. Una dolorosa chiusura quella dell’Efab, che è cresciuta grazie alla programmazione di Barbato e dei suoi più stretti collaboratori. L’ex presidente ha parlato della storia di una delle aree fieristiche più rinomate del sud Italia non senza rimpianti.
Cosa lascia una simile esperienza?
«Tanto rammarico. Non esisteva infatti in Basilicata una struttura simile che ha coagulato enti, strutture artigianali e altro ancora. Grazie al Piano Regolatore della Basilicata nel 2010 doveva servire ai bisogni dei tanti curiosi».
Qual è stato il momento più bello?
«Sicuramente Naturalmente Lucano che ha consentito alle aziende casearie di crescere e maturare nuove esperienze nel segno della competitività e dell’indotto. Le imprese di questo comparto sono cresciute e hanno beneficiato della nostra struttura».
Ha un rammarico?
«Sì. Quello di essere rimasto legato a questo indotto. Non è stato facile lasciare dopo trent’anni di gestione e passione per le fiere e le mostre mercato».
Il futuro della struttura?
«Non esiste. Ormai gli acquirenti si rivolgono altrove, a Milano, Bologna, Bari, Roma. Basti pensare alle croniche difficoltà della Fiera del Levante per farsi una prima idea sulle criticità del nostro settore. Mancano le capacità per offrire un livello di professionalità e servizio di elevato spessore».
Di Francesco Menonna