È DI RUVO LA PIÙ GIOVANE INGEGNERA AEROSPAZIALE
«Sogno di lavorare per ESA o SpaceX, e vorrei creare un’azienda in Basilicata che si occupi di progetti spaziali»
Ruvo del Monte vanta la più giovane laureata d’Italia in Ingegneria Aerospaziale, con voto 110/110 e lode presso la Federico II di Napoli. Caterina Salvatori, classe 2003, a Cronache si racconta:
“Sono nata a Potenza il 27 settembre 2003 e vivo a Ruvo del Monte da sempre. Ho frequentato l’asilo e le scuole medie nel mio piccolo paesino di circa 1000 abitanti, ed ho proseguito gli studi frequentando il Liceo Scientifico Federico II di Svevia a Melfi, nella sezione di Scienze Applicate. Ho concluso il liceo a 17 anni, anche li in anticipo. Dopo il conseguimento del diploma, ho iniziato a riflettere su quale università scegliere e, soprattutto, in quale città. Facendo delle ricerche, ho scoperto che l’Università Federico II di Napoli fosse la migliore nel campo aerospaziale, ma anche una delle più difficili in questo campo, secondo tutte le classifiche. Chi mi conosce bene sa che amo le sfide, e mi sono chiesta se sarei stata davvero in grado di affrontarla senza perdere troppo tempo. Una delle mie caratteristiche principali è che mi piace sperimentare cose nuove, e cambio spesso idea. Una passione rimasta costante negli ultimi anni è però quella per la palestra, che pratico con continuità assieme ai miei amici. Nonostante il percorso di studi sia risultato impegnativo, sono riuscita a mantenere una vita sociale molto attiva. L’università, infatti, mi ha consentito di gestire al meglio il mio tempo libero, che trascorro volentieri con amici e famiglia, a cui tengo molto. Certo, ci sono periodi intensi di studio, soprattutto in vista degli esami, ma nei momenti di pausa mi diverto ed esco spesso”.
Come si è svolto il percorso universitario?
“Durante il percorso della Laurea triennale, ho affrontato lo studio e la ricerca di tutto ciò che riguarda il funzionamento dei velivoli aeronautici, sia aerei che spaziali. Al termine della laurea triennale, si può scegliere tra tre percorsi diversi : fluidodinamica, aeronautica o spazio. Io ho scelto quest’ultimo, nell’ambito del quale le materie principali sono la fisica e la matematica, discipline che mi hanno affascinato fin da piccola e che tuttora mi piacciono, benché nel corso degli studi universitari le abbia trovate un pò diverse rispetto a come le immaginassi.Gli anni della triennale sono passati molto velocemente, benché durante le sessioni d’esame il tempo sembrasse non scorrere mai. All’inizio, la mole di esami da sostenere sembrava infinita, e la loro difficoltà notevole. Uno degli esami che ricordo come particolarmente impegnativo è certamente quello di fluidodinamica, materia in cui, nonostante abbia profuso tanto studio, mi è rimasta la sensazione di aver ancora molto da approfondire. Nei periodi di studio più intenso, la mia salvezza sono stati certamente i miei amici. Fin dal primo anno, infatti, ho avuto la fortuna di inserirmi in un gruppo di studio con colleghi, poi diventati grandi amici con i quali spesso ci incontravamo per studiare e confrontarci in biblioteca oppure online,, condividendo sia lo studio che momenti di grandissimo divertimento! Non penso di potermi definire una grande studiosa ed, anzi, faccio spesso fatica a seguire le lezioni. Ho, tuttavia, una grande forza di volontà, e prendo tutto come una sfida personale. Quando dico che considero ogni cosa una sfida, non scherzo lo penso davvero”.
Come nasce la passione per questa materia?
“La mia passione per l’ingegneria è nata la prima volta che ho preso un aereo. Non riuscivo a comprendere come una macchina così pesante potesse restare sospesa ed avanzare nell’aria… mi sembrava assurdo. Ho guardato molti video, ma il concetto continuava a sembrarmi incredibile e mi chiedevo come le persone potessero fidarsi così tanto della fisica. Da lì, ho iniziato ad appassionarmi ed a studiare queste materie, benché debba riconoscere che lo studio in se non mi piaccia molto. Riesco tuttavia a farlo volentieri poiché mi stimola a conoscere nuove cose ed a mettermi alla prova”.
Su cosa era incentrata la tesi?
“La mia tesi si concentra sull’analisi di una manovra spaziale chiamata aerocattura, applicata a Venere. Questa tecnica è stata già usata per altri pianeti, ma non su Venere, a causa della sua atmosfera densa e variabile. L’obiettivo delle missioni spaziali è generalmente quello di mettere un satellite in orbita, ed i metodo tradizionale presuppone l’utilizzo di grandi quantità di propellente. L’aerocattura invece sfrutta uno scudo termico, simile ad un “ombrello” che, una volta aperto, rallenta il satellite grazie alla resistenza atmosferica. Il mio studio analizza i parametri che ottimizzano questa manovra, come l’altezza ed il momento in cui chiudere lo scudo. Ho trovato l’oggetto della tesi molto interessante, sia per i miei futuri studi universitari che per i successivi sbocchi professionali”.
Quali i tuoi progetti per il futuro?
“Ho riflettuto molto su come applicare al meglio i miei studi. Il mio sogno è quello di poter lavorare per agenzie spaziali come ESA o SpaceX. Trovo particolarmente affascinante il progetto di Elon Musk sul rientro spaziale, ed arrivare a far parte di un team del genere sarebbe un enorme traguardo per me. So che può sembrare un obiettivo ambizioso, ma credo fermamente che puntare in alto sia fondamentale. Se non abbiamo sogni grandi, qual è il senso di ciò che facciamo? Inoltre, un altro obiettivo molto ambizioso a cui aspiro è quello di riuscire a creare un’azienda in Basilicata che si occupi di progetti spaziali. Ci sono tantissimi giovani talentuosi nella mia regione, molto più brillanti di me, e vederli costretti a cercare opportunità altrove mi sembra un grande spreco di risorse, sia per il territorio che per le comunità locali. Sarebbe fantastico poter offrire loro l’opportunità di lavorare qui, contribuendo allo sviluppo del territorio e mettendo in luce il potenziale di una regione come la nostra”.
L’ambito di questi studi veniva considerato prettamente maschile, oggi ciò è sdoganato?
“In effetti il mio ambito di studi è storicamente considerato prettamente maschile, ma ho notato che molte ragazze nel mio percorso sono state più brave e determinate rispetto ai colleghi maschi. Penso che le donne tendano ad essere più precise ed organizzate nello studio. È evidente che il numero di ragazze iscritte a corsi di ingegneria, specialmente nella mia facoltà, stia aumentando, a riprova del fatto che stiamo abbattendo vecchi stereotipi e dimostrando che la competenza non dipende dal genere, ma dall’impegno e dalla passione”.
Cosa consigli a chi vuole intraprendere il medesimo percorso e cosa diresti ai giovani lucani scoraggiati
dalla situazione e sociale locale?
“Benché non sempre con successo, cerco sempre di invogliare tutti i miei amici a studiare (in generale) ed a seguire (ove d’interesse) il mio stesso percorso universitario. Penso che allontanarsi dalla propria regione sia assolutamente scoraggiante e soprattutto molto triste ma, come molti altri e come tutti i miei amici d’infanzia di Ruvo del Monte, ho dovuto fare io stessa questa scelta. Penso però allo stesso tempo che sia stata una scelta più che giusta, forse l’unica possibile. Il consiglio che mi sento dare è quello di non abbattersi di fronte alle prime difficoltà. Anche a me, come a chiunque, è capitato e capita di seguire alcuni corsi senza capire immediatamente. La cosa più importante è credere in sé stessi, anche più di quanto gli altri possano fare per te, e perseverare. La fiducia nelle proprie capacità è ciò che fa la differenza e permette di superare ogni ostacolo, poiché alla fine siamo noi gli artefici del nostro successo”.
In futuro vedi opportunità lavorative nella tua regione?
“Al momento, non vedo grandi opportunità lavorative nel mio settore nella mia regione. Tuttavia, il mio sogno è proprio quello di portarle qui, creando possibilità per giovani talenti locali. Credo che la Basilicata abbia molto da offrire e vorrei contribuire a valorizzare le risorse e le capacità presenti, dando spazio ai giovani, affinché possano crescere professionalmente senza dover andare altrove”.
Sei la più giovane laureata in questa materia, quali sono state le emozioni tue e di chi ti é vicino?
“È stata un’esperienza fantastica, non solo per me, ma anche per i miei amici e la mia famiglia. Molti mi hanno contattato per congratularsi. A tutti ho ripetuto ciò che è ovvio: non mi considero un genio ed ho semplicemente fatto il mio dovere. La cosa che mi rende più felice è sapere di aver fatto contenti coloro che mi stanno intorno, forse più di quanto abbia fatto per me stessa. È stata una grande soddisfazione”.