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«SOGNO DI LAVORARE PER L’ESA O SPACEX»

L’intervista a Caterina Salvatori, la più giovane laureata italiana in ingegneria aerospaziale si racconta a cronache. 110 e lode e un sogno nel cassetto: «Vorrei creare un’azienda in Basilicata che si occupi di progetti spaziali»

Da Ruvo del Monte vanta la più giovane laureata d’Italia in Ingegneria Aerospaziale, con voto 110/110 e lode presso la Federico II di Napoli. Caterina Salvatori, classe 2003, a Cronache si racconta: «Vivo a Ruvo da sempre, ho frequentato qui le scuole e poi il Liceo Scientifico Federico II a Melfi, sezione Scienze Applicate. Ho concluso il liceo a 17 anni, anche lì in anticipo. Riflettendo sul futuro ho scoperto che l’Università Federico II di Napoli fosse la migliore nel campo aerospaziale, ma anche una delle più difficili in questo ambito. Chi mi conosce bene sa che amo le sfide, una delle mie caratteristiche principali è che mi piace sperimentare cose nuove»

Come si è svolto il percorso universitario?

«Durante la Laurea triennale, ho affrontato lo studio e la ricerca di tutto ciò che riguarda il funzionamento dei velivoli aeronautici, sia aerei che spaziali. Al termine della triennale, si può scegliere tra 3 percorsi diversi: fluidodinamica, aeronautica o spazio. Io ho scelto quest’ultimo, nell’ambito del quale le materie principali sono la fisica e la matematica, discipline che mi hanno affascinato fin da piccola e che tuttora mi piacciono. Tra gli esami impegnativi ricordo fluidodinamica, materia in cui, nonostante abbia profuso tanto studio, mi è rimasta la sensazione di aver ancora molto da approfondire. Non penso di potermi definire una grande studiosa ed, anzi, faccio spesso fatica a seguire le lezioni».

Come nasce la passione per questa materia?

«La passione per l’ingegneria è nata la prima volta che ho preso un aereo. Non riuscivo a comprendere come una macchina così pesante potesse restare sospesa ed avanzare nell’aria. Ho guardato molti video, ma il concetto continuava a sembrarmi incredibile. Da lì, ho iniziato ad appassionarmi e a studiare queste materie, benché debba riconoscere che lo studio in sé non mi piaccia molto. Riesco tuttavia a farlo volentieri poiché mi stimola a conoscere nuove cose e a mettermi alla prova»

Su cosa era incentrata la tua tesi?

«Sull’analisi di una manovra spaziale chiamata “aerocattura”, applicata a Venere. Questa tecnica è stata già usata per altri pianeti, ma non su Venere, a causa della sua atmosfera densa e variabile. L’obiettivo delle missioni spaziali è generalmente quello di mettere un satellite in orbita, ed il metodo tradizionale presuppone l’utilizzo di grandi quantità di propellente. L’aerocattura invece sfrutta uno scudo termico, simile ad un “ombrello” che, una volta aperto, rallenta il satellite grazie alla resistenza atmosferica. Il mio studio analizza i parametri che ottimizzano questa manovra, come l’altezza ed il momento in cui chiudere lo scudo. Ho trovato l’oggetto della tesi molto interessante, sia per i miei futuri studi universitari che per i successivi sbocchi professionali»

Quali sono ora i tuoi progetti per il futuro?

«Ho riflettuto molto su come applicare al meglio i miei studi. Il mio sogno è poter lavorare per agenzie spaziali come ESA o SpaceX. Trovo particolarmente affascinante il progetto di Elon Musk sul rientro spaziale ed arrivare a far parte di un team del genere sarebbe un enorme traguardo. So che può sembrare ambizioso, ma credo fermamente che puntare in alto sia fondamentale. Inoltre, aspiro a creare un’azienda in Basilicata che si occupi di progetti spaziali. Ci sono tanti giovani talentuosi qui, molto più brillanti di me, e vederli costretti a cercare opportunità altrove mi sembra un grande spreco di risorse, sia per il territorio che per le comunità locali. Sarebbe fantastico poter offrire loro l’opportunità di lavorare qui, contribuendo allo sviluppo del territorio e mettendo in luce il potenziale di una regione come la nostra»

L’ambito di questi studi veniva considerato prettamente maschile, oggi ciò è sdoganato?

«In effetti il mio ambito di studi è storicamente considerato prettamente maschile, ma ho notato che molte ragazze nel mio percorso sono state più brave e determinate rispetto ai colleghi maschi. Penso che le donne tendano ad essere più precise ed organizzate nello studio. È evidente che il numero di ragazze iscritte a corsi di ingegneria, specialmente nella mia facoltà, stia aumentando, a riprova del fatto che stiamo abbattendo vecchi stereotipi e dimostrando che la competenza non dipende dal genere, ma dall’impegno e dalla passione»

Cosa consigli a chi vuole intraprendere il medesimo percorso e cosa diresti ai giovani lucani scoraggiati dalla situazione sociale locale?

«Benché non sempre con successo, cerco di invogliare tutti i miei amici a studiare e a seguire il mio percorso universitario. Penso che allontanarsi dalla propria regione sia scoraggiante ma, come tutti gli amici d’infanzia di Ruvo, ho dovuto fare io stessa questa scelta. Penso però che sia stata forse l’unica possibile. Il consiglio che darei è di non abbattersi di fronte alle prime difficoltà. Anche a me è capitato e capita di seguire alcuni corsi senza capirli immediatamente. La cosa più importante è credere in sé stessi, anche più di quanto gli altri possano fare per te, e perseverare. La fiducia nelle proprie capacità è ciò che fa la differenza e permette di superare ogni ostacolo, poiché alla fine siamo noi gli artefici del nostro successo».

In futuro vedi opportunità lavorative nella tua regione?

«Al momento, non vedo grandi opportunità lavorative in Basilicata. Tuttavia, il mio sogno è proprio quello di portarle qui, creando possibilità per giovani talenti locali. Credo che la Basilicata abbia molto da offrire e vorrei contribuire a valorizzare le risorse e le capacità presenti, dando spazio ai giovani, affinché possano crescere professionalmente senza dover andare altrove»

Sei la più giovane laureata in questa materia, quali sono state le emozioni tue e di chi ti è vicino?

«È stata un’esperienza fantastica, non solo per me, ma anche per i miei amici e la mia famiglia. Molti mi hanno contattato per congratularsi. A tutti ho ripetuto ciò che è ovvio: non mi considero un genio ed ho semplicemente fatto il mio dovere. La cosa che mi rende più felice è sapere di aver fatto contenti coloro che mi stanno intorno, forse più di quanto abbia fatto per me stessa. È stata una grande soddisfazione».

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