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«RAFFORZARE 118 ED ELISOCCORSO»

Pittella analizza il sistema sanitario regionale con i pro e i contro: «La disomogeneità territoriale è il punto di forza». Il presidente del Consiglio: «Il privato sia complementare, non sostitutivo»

In un contesto di crescenti sfide e trasformazioni, la sanità in Basilicata è al centro del dibattito pubblico. Il Presidente del Consiglio regionale Marcello Pittella, noto per il suo impegno e la sua attenzione verso le problematiche sanitarie regionali, ci offre una panoramica approfondita sui punti di forza e debolezza del sistema sanitario lucano

Presidente, nei giorni scorsi ha più volte sollevato la sua attenzione sul tema della sanità in basilicata, quali sono e se ci sono, secondo lei, i punti di forza e i punti di debolezza del sistema sanitario lucano?

«Può sembrare paradossale ma il Sistema sanitario regionale ha come punto di forza proprio la disomogeneità territoriale, a patto che gli ospedali centrali, ossia Matera e Potenza, diano valore alle prestazioni di medio-alta intensità e le strutture territoriali abbiano una mission specifica e lavorino sulle cure preventive e di post-acuzie. Inoltre, bisognerebbe ridare vigore a ciò che in passato ha funzionato ed oggi risulta carente, ossia la rete del 118 con l’elisoccorso e le acuzie. L’organizzazione e l’integrazione tra centro e periferia è indispensabile. Ed è questo che oggi è l’estremo punto di debolezza, ossia l’idea che ogni azienda possa svolgere un piccolo ruolo programmatorio a sé, senza concertazione. E poi c’è un tema di managerialità che deve intervenire sulla tenuta delle professionalità. Quando un medico è prossimo alla pensione il management ne è a conoscenza. Mi chiedo perché non si dia seguito agli atti a tempo debito. Penso ad esempio alla chirurgia generale di Lagonegro, o al posto lasciato vacante in cardiochirurgia da Luzi al San Carlo. Ecco, mentre Matera, il Crob e l’Asp danno chiari segni di miglioramento delle performance, la situazione del San Carlo è inaccettabile.»

Un dato che colpisce sempre è quello sull’emigrazione sanitaria e sul saldo negativo tra emigrazione ed immigrazione sanitaria. Sono sempre di più, cioè, i lucani che scelgono di curarsi fuori regione. Quali le cause e quali i possibili rimedi per questa situazione?

«Penso in tutta onestà che una parte di emigrazione ci sarà sempre e dobbiamo interrogarci sulla risposta che ci tocca dare. Senza dubbio bisogna la- vorare sugli accordi di frontiera con le regioni limitrofe; e poi intervenire sul personale sanitario, mettendo in campo da un lato un’operazione di ingaggio di alcuni professionisti e dall’altro di marketing su quelli bravi che abbiamo già in casa, perchè possano crescere anche attraverso la facoltà di medicina, senza pensare ad importare qualcuno solo per fargli fare carriera»

L’emergenza Covid ha fatto emergere in tutta la sua pienezza la difficoltà nel reperire medici. Il numero chiuso è stato evidentemente troppo stretto in passato. Tutto ciò fa si che i medici oggi siano pochi e, quindi, abbiano una grande possibilità di scelta tra le varie opzioni lavorative che gli vengono offerte. Gli ospedali lucani continuano a registrare una fuga di medici e una scarsa attrattività per i medici che, spesso, sembrano vivere il passaggio nei nostri nosocomi come una tappa intermedia quasi forzata. Condivide questa nostra sensazione e, se si, come è possibile aumentare l’attrattività delle nostre strutture ospedaliere?

«Punto primo: i medici, poi arriviamo al Covid. Guardi, ai professionisti vanno offerte le condizioni di agibilità, vivibilità, incentivazione economica e dotazione di strumentazione tecnologica e di personale. Un medico, come gli altri operatori, va coccolato, mettendolo nelle condizioni di la- vorare in maniera ottimale. Le pare che un medico che ha una responsabilità dipartimentale sia solo a lavorare, senza un altro che lo aiuti? Poi il Covid. Quello è stato un capitolo a sé, rispetto al quale ricorderà le mie proteste perché, ad esempio, il San Carlo non diventasse interamente ospedale-covid ma continuasse al contempo nella sua funzione aziendale di erogazione delle prestazioni di medio-alta intensità. Delle due l’una ed ora il pianto da cocco- drillo, rispetto ad economie e carenze, non serve a molto. Tra l’altro il Covid ha concesso maggiori spazi di manovra sul reclutamento del personale e sull’organizzazione, ma nulla ho visto, se non il gettonamento di medici che non hanno nessun legame con il paziente ed il territorio. Quale garanzia di salute possiamo avere a fronte di tanti soldi che si spendono?»

Si parla molto di sussidarietà e di concorrenza tra pubblico e privato con un servizio sanitario che sia universale e gratuito ma si poggi non più soltanto sulla gamba del pubblico ma anche su quella del privato convenzionato. È opportuno dare una accelerazione in Basilicata anche su questo tema?

«Assolutamente si. Credo sia inevitabile ed indispensabile. Le prestazioni erogate dal privato costano al pubblico la metà di quanto costerebbero al SSN (servizio sanitario nazionale). Bisognerebbe predisporre un’intesa attraverso la quale il privato accreditato convenzionato eroghi servizi in maniera complementare al pubblico e non sostitutiva. Penso alla diagnostica strumentale, alle visite specialistiche o alla dialisi, solo per fare degli esempi. Il privato convenzionato tra l’altro abbatterebbe le lista di attesa ed i costi».

Il sorvegliato speciale sembra essere l’Ospedale San Carlo. L’Ospedale di Potenza è il principale nosocomio lucano, il suo management è sotto osservazione dall’istituto Sant’Anna per verificare i motivi del disavanzo di gestione. Ritiene ci siano delle responsabilità dell’attuale Direttore Generale o sono colpe che si ereditano dal passato?

«Quale passato? I precedenti manager hanno tutti lasciato i conti in ordine e ridotto l’emigrazione sanitaria. Con il direttore Maglietta ad esempio si era arrivati a meno 25 milioni di euro di emigrazione, oggi siamo oltre 50. La valutazione dell’Istituto Sant’Anna è chiara: due dei nove obiettivi non sono stati raggiunti e la legge è altrettanto chiara, perché in assenza di motivazioni valide, si opera la decadenza del direttore generale. E non si usi il covid come giustificazione del crollo. Il problema del San Carlo non è solo economico, ma più complessivamente organizzativo, di attrattività e dunque di produzione, cosa che dovrebbe fare per precipuo compito. Le faccio un altro esempio di disordine e di mancanza di dialogo istituzionale, politico e inter-aziendale: il San Carlo ha proposto un progetto pubblico-privato di potenziamento della sua radioterapia senza tener conto nè del piano previsto dalla stessa Regione sulla rete radioterapica, nè della esistenza di una struttura complessa inter-aziendale propria del Crob, che credo nemmeno sia stata interpellata. Al di là della eventuale bontà del progetto, ritengo che la programmazione meriti sempre una discussione con chi è titolato a farla. Ecco quando ci sono tali dati di negatività bisogna sapersi fermare e responsabilmente cedere il passo, altrimenti si perde di credibilità».

La tecnologia ha fatto passi da gigante nella telemedicina, nell’intelligenza artificiale applicata alle cure, nell’assistenza domiciliare che può riguardare anche le persone anziane o afflitte da patologie croniche. Il PNRR ha messo tante risorse per la modernizzazione delle apparecchiature e per l’infrastrutturazione. Sono state spese bene in Basilicata?

«Registriamo ritardi significativi su questo versante. Capisco la complessità e credo che dovremmo dare una mano all’assessore Latronico per accelerare le procedure»

Lei cosa ritiene si debba fare in definitiva per la sanità lucana?

«Superare immediatamente la legge 2/2017 con un progetto organico di riorganizzazione della rete ospedaliera; potenziare il 118 con medico a bordo, rivedendo parzialmente il rapporto che la Regione ha con i medici di continuità assistenziale, professionalizzandoli sull’emergenza e creando un rapporto più virtuoso con i medici di medicina generale. Inoltre, va rafforzato l’elisoccorso. In parallelo, dobbiamo lavorare per un compiuto piano socio-sanitario. Questi temi, come detto in campagna elettorale per me ed il mio partito sono prioritari, sono stati consegnati alla valutazione del Presidente, in attesa di discuterne con l’Assessore. Sono temi che meritano una socializzazione di maggioranza e di Consiglio, allargata alle parti sociali e a tutti i porta- «Bisognerebbe tori di interesse».

 

Rosamaria Mollica

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