«ECCO PERCHÉ MI DIMETTO DA PRESIDENTE DI BASILICATA CASA COMUNE»
Fausto Santangelo: «Bisogna ascoltare la gente, ritornare alle origini. Senza la partecipazione la politica è morta»
«Ci sono momenti nella vita in cui ti devi fermare per guardarti indietro prima di proseguire nel tuo cammino. Ci sono momenti in cui devi prendere il coraggio in mano e provare a dare una svolta per te e magari per altri. E questo sforzo lo deve fare ancor di più chi, in qualche modo, ha dei ruoli e ha dichiarato pubblicamente di volersi mettere al servizio del Bene comune. Sento tutto il peso di questo passaggio e proprio per questo motivo ho deciso di comunicare pubblicamente le mie dimissioni da presidente di Basilicata Casa Comune, il movimento politico che dovrebbe incarnare il nuovo, la svolta, il cambiamento». È quanto afferma Fausto Santangelo. «Tutti conoscono la nostra genesi, la grande stagione, che sembra così lontana, in cui partendo dal coinvolgimento dal basso si voleva riavvicinare la gente alla Politica – afferma Santangelo – La partecipazione doveva essere il nostro modus operandi, il passaggio comunità per comunità ad ascoltare, elaborare progetti». «La mia – dice il presidente uscente – non è una rinuncia né un arrendersi, è una scelta personale di libertà, ma è, soprattutto, un invito al coraggio e alla responsabilità, a non aver paura di guardarsi dentro, di guardare dentro il cammino che insieme si intendeva percorrere, per capire se non sia forse il tempo di fermarsi e alzare di nuovo lo sguardo. Con questo mio passo indietro mi auguro ci possano essere tanti passi in avanti di tutti coloro che sono stati intercettati; senza la partecipazione la Politica è morta». «Quando entri nel vortice di elezioni regionali e comunali – dice Santangelo – entri in un frullatore che magari non ti fa percepire eventuali errori. Poi ti fermi, guardi indietro e analizzi: la percentuale di votanti ancora troppo bassa alle votazioni regionali è indice di un mancato coinvolgimento; alcuni passaggi decisivi adottati nelle competizioni elettorali e non passati al vaglio del più ampio confronto negli organi direttivi; il metodo utilizzato per la discussione della legge regionale 23/2024 sull’aumento dei compensi regionali a consiglieri e gruppi consiliari senza un confronto con la base associativa; l’assenza di condivisione e confronto fra persone elette sotto lo stesso simbolo nelle diverse competizioni regionale e comunali. Tutti questi ed altri sono evidentemente dei segnali che devono essere colti. È ora di imprimere un cambio, di ritornare alle origini, allo spirito iniziale se ci sono volontà e desiderio condivisi an- che dai tanti finora rimasti ai margini».