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DEMOCRAZIA POPOLARE: TUTTI LA VOGLIONO, NESSUNO LA COSTRUISCE

La riflessione di Dino Quaratino

Nel 1994, l’Italia ha vissuto un momento spartiacque: la fine della Democrazia Cristiana e l’inizio della Seconda Repubblica. Per oltre 40 anni, la DC aveva governato il Paese come un abile direttore d’orchestra, mantenendo insieme una moltitudine di interessi diversi e garantendo stabilità. Dopo la sua caduta, si è tentato di costruire una politica polarizzata tra “centrodestra” e “centrosinistra”, una competizione in cui gli ideali sembravano troppo spesso sacrificati per il potere. Oggi, guardandoci attorno, possiamo dire che il sogno di fare meglio della DC non si è realizzato. Forse, invece di guardare avanti con ansia, dovremmo guardare indietro con lucidità. Oggi, nel pieno di una crisi socio-politica e culturale, con la fiducia dei cittadini ai minimi storici, appare sempre più chiaro che abbiamo toccato il fondo. Ci ritroviamo in una società che ha smarrito i valori che tenevano insieme il tessuto sociale. Molti pensano, ma pochi osano dirlo: abbiamo bisogno di un nuovo centro, una nuova Democrazia Cristiana. Eppure, a un passo dalla soluzione, siamo bloccati dalla paura di rivivere il passato, quando invece avremmo bisogno di abbracciare quella stessa ispirazione con una nuova veste. Proviamo a chiamarla “Democrazia Popolare”: il centro progressista e moderato di cui l’Italia ha disperatamente bisogno. Non la vecchia DC, ma qualcosa di nuovo e vitale, capace di affrontare le sfide del presente con una visione del futuro.

LA TERZA VIA DEL BUONSENSO: NÉ DESTRA NÉ SINISTRA, MA IL CENTRO DEL CUORE

Chiariamo subito un punto fondamentale: la questione non è semplicemente politica. Non si tratta di riunire ex democristiani dispersi in partiti di destra e sinistra e tentare di ricomporre un puzzle del passato. No, qui stiamo parlando di una vera rivoluzione culturale. Un’Italia che riscopra il valore del buonsenso, della moderazione, del dialogo e della coesione sociale. Eppure, c’è una resistenza, un silenzio assordante da parte di chi potrebbe effettivamente dare vita a questa rinascita. Perché? Forse perché la politica oggi si nutre di divisione, di estremismi, di fazioni. Il centro, invece, richiede coraggio, richiede quella forza invisibile ma potentissima di saper unire e conciliare. Ma chi ha oggi il coraggio di essere un costruttore di ponti? Chi ha il coraggio di uscire dai suoi confini di partito per lavorare davvero per il bene comune? La verità, provocatoria ma innegabile, è che molti di coloro che potrebbero guidare questa rinascita – gli ex democristiani, ora sparsi tra partiti e movimenti – non osano farlo. La nostalgia del passato li paralizza o, peggio, li costringe a restare in movimenti che non rappresentano più i loro veri ideali. Eppure, chi tra loro sa cosa significa realmente stabilità, compromesso e governo del Paese? Chi meglio di loro potrebbe incarnare oggi quel centro vitale che ci manca? E allora, perché continuano a rimanere ai margini, anziché abbracciare questa responsabilità storica?

LA FORZA DELLA MODERAZIONE: UN PARADOSSO DI CORAGGIO

Parlare di “moderazione” oggi sembra quasi un insulto. Nel tempo dell’urlo, della provocazione, delle battaglie ideologiche senza tregua, chi predica la moderazione è visto come debole, indeciso. Eppure, la vera moderazione è un atto di coraggio straordinario. Non è l’assenza di idee, ma la capacità di farle convivere senza distruggersi a vicenda. Immaginiamo la politica come una bilancia: a destra e a sinistra ci sono i pesi, rappresentati dagli interessi più estremi, mentre al centro si trova l’ago, il punto di equilibrio. È proprio quell’ago, apparentemente silenzioso e invisibile, che determina se la bilancia rimane stabile o crolla. La Democrazia Popolare deve essere quell’ago, quel punto di equilibrio che permette all’Italia di camminare avanti senza sbandare pericolosamente a destra o a sinistra. Ma attenzione: moderazione non significa mancanza di ambizione. Al contrario, significa avere la capacità di guardare oltre l’immediato, di capire che ogni azione ha una conseguenza e che la vera politica del progresso è quella che costruisce nel lungo periodo, che crea ponti e non muri, che favorisce la crescita collettiva e non la divisione.

LE SFIDE DEL PRESENTE: L’ITALIA IN BILICO

Siamo onesti: l’Italia oggi è un Paese in bilico. L’economia arranca, la disoccupazione giovanile è alle stelle, la fiducia nelle istituzioni è ai minimi storici. Il sogno di una nazione forte e unita sembra sempre più lontano. E allora ci chiediamo: può davvero un centro moderato e progressista rappresentare la soluzione? O è solo un’illusione per chi ha nostalgia dei bei tempi andati? La risposta non è semplice, ma una cosa è certa: nessun estremo potrà risolvere i nostri problemi. Né le urla della destra populista, né le ricette ideologiche di una sinistra sempre più distaccata dalla realtà. Quello che serve è un ritorno al buon governo, alla politica della concretezza, quella che guarda ai fatti e non alle promesse vuote. E chi, se non un centro politico forte e radicato nei valori della solidarietà, della sussidiarietà, della responsabilità personale e collettiva, può incarnare questa visione? Abbiamo bisogno di una politica che non si limiti a gestire l’emergenza, ma che pianifichi il futuro. Una politica che sappia affrontare temi come il cambiamento climatico, la riforma della giustizia, l’innovazione tecnologica, senza sacrificare i valori umani che ci definiscono come società.

LA VIA DEL CENTRO: UN PERCORSO DI ILLUMINAZIONE SOCIALE

Se vogliamo costruire un vero centro progressista, dobbiamo cambiare il nostro modo di pensare la politica. Dobbiamo smettere di considerarla una lotta per il potere e iniziare a vederla come un percorso di illuminazione sociale. E no, non serve citare grandi saggi o maestri spirituali per capire questo principio. La verità è sotto i nostri occhi: la politica dovrebbe essere al servizio del popolo, non di se stessa. La “Democrazia Popolare” che immaginiamo deve essere costruita su una base solida di compassione, saggezza e coraggio. Compassione per ascoltare i bisogni reali della gente, saggezza per trovare soluzioni che vadano oltre l’immediato, e coraggio per affrontare i poteri forti che spesso bloccano il vero cambiamento. Questo è ciò che differenzia un vero leader da un politico qualsiasi. Eppure, ciò che manca oggi è proprio questa visione. L’Italia è un Paese ricco di risorse, non solo economiche, ma soprattutto umane e culturali. Eppure, sprechiamo questo potenziale perché continuiamo a scontrarci, a dividerci, a cercare nemici dove dovremmo trovare alleati. La Democrazia Popolare che immaginiamo deve rompere questo circolo vizioso, deve essere il catalizzatore di un nuovo modo di fare politica. La Morale: Il Coraggio di Costruire un Centro per Tutti. La riflessione finale è semplice ma fondamentale: possiamo continuare a lamentarci della situazione, possiamo continuare a invocare la rinascita di un centro senza mai fare nulla per realizzarlo, oppure possiamo finalmente avere il coraggio di agire. La Democrazia Popolare che immaginiamo non è solo un progetto politico, ma un nuovo modo di vivere la politica. È la consapevolezza che solo unendo le forze, e non dividendo, possiamo risolvere i problemi del nostro Paese.E allora, a tutti gli ex democristiani dispersi, a tutti i progressisti moderati senza una vera casa politica: avete il coraggio di riprendere in mano il destino dell’Italia?

Di Dino Quaratino

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