MATERA, IL DISPERATO BLUFF DI BENNARDI
Il Sindaco si dimette poche ore prima che lo faccia la metà più uno dei consiglieri comunali per guadagnare tempo. Nessuno si lasci ingannare. Appuntamento dal notaio per impedire che l’inganno riesca. Chi non firma è complice
Domenico Bennardi ha perso nel corso del suo mandato prima il consenso dei cittadini, poi il sostegno di pezzi della sua maggioranza e del suo stesso partito, ieri è riuscito a perdere anche l’ultimo brandello di dignità che gli era rimasta. Sia chiaro non è che il Sindaco di Matera abbia brillato in termini di dignità negli ultimi mesi. Quando è stata presentata la mozione di sfiducia ha provato a immaginare una sua salvezza scambiando il ritiro della sottoscrizione del PD alla mozione con il voto al Presidente della Provincia proposto dal centrosinistra. Quando questo scambio di voti non è andato in porto ha provato a minacciare il PD di non votare il candidato proposto alla Provincia senza un dialogo. Quando il dialogo non è arrivato si è venduto i voti suoi e del suo partito per la promessa di un piatto di lenticchie. Quando lo avevano convinto che il piatto di lenticchie del sostegno sarebbe arrivato ha fatto l’ennesimo rimpasto di Giunta. Quando, malgrado tutto ciò, non è riuscito ad ottenere niente di positivo e ha capito che i consiglieri di opposizione, compresi quelli eletti nelle liste del centrosinistra, si sarebbero presentati comunque a sottoscrivere le dimissioni dal notaio per determinare lo scioglimento del Consiglio Comunale, ha deciso di presentare le dimissioni tattiche per provare a mettere un altro po’ di colla tra il suo sedere e la poltrona di sindaco approfittando dei tecnicismi della legge che consente il loro ritiro entro venti giorni.
LE DIMISSIONI DEL BLUFF DISPERATO
Se le dimissioni fossero una cosa seria sarebbero state rese in forma non revocabile e non in zona Cesarini. In realtà, per chi sa tradurre dal politichese, le sue dimissioni altro non sono che il tentativo disperato di provare a raccattare la pietà del PD e cercare di sopravvivere alle proprie inettitudini. La lettera aperta presentata ai cittadini con la quale motiva il suo gesto contiene tutto il repertorio indecoroso della vacua ritualità della politica che immagina il potere soltanto fine a se stesso. C’è il riferimento alle opere da completare, (“Matera oggi ha bisogno di concludere in modo concreto progetti ed investimenti come i 4 milioni di euro previsti per le strade e alcuni cantieri strategici del PNRR, come i nuovi asili, le mense, le palestre scolastiche, il Polo sportivo a La Martella o l’atteso cantiere per il nuovo stadio della città”), c’è il richiamo alla nuova stagione da aprire (“oggi si chiude un ciclo politico ma sono convinto che si possa aprirne un altro, per un nuovo inizio insieme a tutte le forze di centrosinistra riformiste e progressiste e che si possa cogliere la sfida di una nuova stagione”), c’è l’appello contro il nuovo mostro della destra dell’autonomia differenziata: (“in contrapposizione con i venti di un centrodestra lucano e materano che ha deciso di sacrificare Matera e il Sud lucano, favorendo l’autonomia differenziata”) Tra le righe si legge una miserevole supplica al PD: “vi prego non andate a firmare le dimissioni che insieme cambiamo la città, ci contrapponiamo all’autonomia differenziata e realizziamo le opere che servono”. Il Sindaco a cinque stelle che mai e poi mai avrebbe ceduto alle forze del vecchio sistema, dopo quattro anni persi nel dolce dormire, ora implora un altro anni di sopravvivenza per provare a fare quello che in quattro anni non ha fatto.
NESSUNO SI COMMUOVA
Il sindaco Bennardi si sarebbe dovuto dimettere già un anno fa. Aveva già detto che lo avrebbe fatto, alla fine con il soccorso di Lisurci ha tirato a campare per un altro anno. Tutti conoscono la favola della rana e dello scorpione nella quale lo scorpione morde la rana che lo aveva salvato perché quella era “la sua natura”. Il tentativo disperato e grottesco messo in campo in queste ore da parte del Sindaco di Matera è soltanto finalizzato a conservare la colla tra il suo sedere e la poltrona e il rapporto tra l’indennità e il suo Iban. Lo sappiamo noi, lo capiscono bene i consiglieri comunali e lo comprende benissimo la classe politica regionale. Nessuno venga ad accampare scuse, nessuno si aggrappi alle opere pubbliche da completare e ai soldi da non perdere. Bennardi ha avuto quattro anni di tempo per fare cose per la città, ha sprecato il tempo e non può essere l’appello a unirsi contro l’autonomia differenziata a convincere il PD a prolungare l’agonia di Matera. Oggi il bene della Città dei Sassi passa per lo studio di un notaio, chiunque non si rechi a presentare le proprie dimissioni per favorire la liberazione di Matera dal peggior sindaco della sua storia, si assumerà la responsabilità di tutto ciò che il Sindaco ha fatto e non fatto in questa consiliatura nella quale è riuscito anche a distruggere quanto di buono la città aveva ottenuto con gli effetti benefici della proclamazione a capitale della cultura. L’unico bene per la città passa per le elezioni anticipate, Matera non può permettersi il lusso di perdere altro tempo. Chiunque non agisca in tal senso è un irresponsabile.
Di Massimo Dellapenna