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GLI OCCHI DEL MONDO PUNTATI SU KAZAN PER IL VERTICE DEI BRICS 22~24 OTTOBRE 2024

Tatarstan, sub regione e repubblica inserita all’interno dello Stato Russo. A circa 800 chilometri da Mosca, quasi 4 milioni di abitanti.
La sua capitale diventa fino a mercoledì 23 ottobre il centro del mondo per chi non ne può più di questo mondo in mano ai grandi poteri occidentali e più di tutti, agli Usa.
È a Kazan, capitale del Tatarstan, che Vladimir Putin dà il benvenuto come padrone di casa ai Brics.
Il raggruppamento di Paesi che attorno a Brasile 🇧🇷 Russia 🇷🇺 India 🇮🇳 Cina 🇨🇳 e Sudafrica 🇿🇦

È GIUSTO INFORMARE

#ègiustoinformare

VERTICE dei BRICS sto raggiungendo KAZAN dove è già arrivato XI JINPING, vi aggiornerò

 VERTICE DELL’ALTRO MONDO

Il vertice dei Brics sfida l’occidente

La Moldova sceglie l’Europa, per un soffio

Il 19 ottobre in Moldova si è votato per eleggere il nuovo presidente e per inserire nella costituzione l’obiettivo di entrare nell’Unione Europea.

Comincia oggi a Kazan, in Russia, la riunione dei Brics, il gruppo delle economie emergenti nato nel 2009 e che oggi comprende nove paesi

Kazan è un palcoscenico tirato a lucido per il summit che si tiene nei giorni in cui a Washington si riuniscono Fmi e Banca Mondiale.
Un grande contrappeso all’Occidente, che riparte però con enormi e profonde divergenze alle intenzioni, molte allo stato attuale velleitarie, di imporsi come un soggetto dotato di autonomia politica, diplomatica, economica e soprattutto finanziaria
22 Ottobre 2024 alle 09:28

Il summit che si apre oggi in Russia darà il via libera all’ingresso di nuovi paesi contrari alle sanzioni e sensibili alle sirene cinesi.

Un blocco eterogeneo e senza statuto che muove il 35 per cento del Pil.

🔹I Brics pronti ad allargarsi a 11. Chi sono i sei paesi emergenti invitati ad aderire, e perché

Il presidente sudafricano, Cyril Ramaphosa, che ha ospitato a Johannesburg il 15esimo vertice dei Brics, rivela che la coalizione formata da Brasile, Russia, India, Cina e Sudafrica ha invitato Argentina, Egitto, Arabia Saudita, Iran, Etiopia ed Emirati Arabi Uniti ad entrare nel gruppo dei Paesi emergenti. La conclusione del vertice: «Serve una risoluzione pacifica per il conflitto in Ucraina, con diplomazia e dialogo, supportata dall’iniziativa dei Paesi africani»

Detto fatto. Dopo che il presidente cinese, Xi Jinping, ha comunicato l’intensione dei Brics di espandersi, la coalizione formata da Brasile, Russia, India, Cina e Sudafrica ha rivelato di aver invitato altri sei Paesi ad aderire: l’obiettivo del leader di Pechino è quello di contrastare il potere del G7.

 

«Abbiamo chiesto alla Repubblica Argentina, alla Repubblica Araba d’Egitto, alla Repubblica Federale Democratica dell’Etiopia, alla Repubblica Islamica dell’Iran, al Regno dell’Arabia Saudita e agli Emirati Arabi Uniti di diventare membri a pieno titolo dei Brics. La decisione entrerà in vigore dal primo gennaio 2024», spiega il presidente sudafricano, Cyril Ramaphosa, che ospita a Johannesburg il 15esimo vertice dei Brics. Giovedì 24, ultimo giorno del vertice, arriva anche la dichiarazione finale, che auspica una «risoluzione pacifica per il conflitto in Ucraina, con diplomazia e dialogo, supportata dall’iniziativa dei Paesi africani»

🔹Giovedì il segretario Onu Guterres incontra il presidente russo

António Guterres
Segretario generale delle Nazioni Unite

I nuovi Brics rilanciano la sfida all’occidente

il vertice consolida le alleanze di Putin e Xi

Blocco antagonista

Putin rilancia i Brics per imporre il nuovo mondo (e la sua fiera di contraddizioni)

“L’ordine mondiale in mano a Usa e Occidente è finito”

Putin, Xi e la sfida del vertice di Kazan
Le parole più volte ribadite dal leader russo fanno il paio con il saggio cinese commentato da Jinping, sul probabile scoppio di una terza guerra mondiale

Putin, Xi Jinping, Modi, leader di Russia, Cina e India

Tatarstan, sub regione e repubblica inserita all’interno dello Stato Russo. A circa 800 chilometri da Mosca, quasi 4 milioni di abitanti.

La sua capitale diventa fino a mercoledì 23 ottobre il centro del mondo per chi non ne può più di questo mondo in mano ai grandi poteri occidentali e più di tutti, agli Usa.

È a Kazan, capitale del Tatarstan, che Vladimir Putin dà il benvenuto come padrone di casa ai Brics.

Il raggruppamento di Paesi che attorno a Brasile 🇧🇷 Russia 🇷🇺 India 🇮🇳 Cina 🇨🇳 e Sudafrica 🇿🇦

(questo in significato delle lettere che compongono la sigla) non si vogliono riconoscere più nell’attuale egemonia mondiale.

Putin ne già parlato apertamente più volte, il leader cinese Xi Jinping che oggi arriva a Kazan ha commentato con favore il saggio geopolitico che dà una possibile terza guerra mondiale vicina allo scoppio a partire proprio dall’Asia, mentre Pechino avvia esercitazioni a fuoco libero circondando Taiwan 🇹🇼 

VLADIMIR VLADIMIROVIČ PUTIN PRESIDENTE RUSSIA

I Brics rappresentano il 36% del Prodotto interno lordo mondiale e il 45% della popolazione della Terra, tutti insieme i Paesi del G7 vicini agli Usa e agli interessi occidentali superano di poco il 30%.
E ci sono altri 40 Paesi interessati a un progetto di diversa egemonia mondiale, vicino a quello dei Brics.

A Kazan oltre a Putin e a Xi arrivano il leader indiano Modi, l’egiziano Sisi, il turco Erdogan nel suo solito ambiguo ruolo di osservatore bipartisan, che da un lato flirta con l’Occidente e bussa per l’ingresso nell’Ue, dall’altro parla cordialmente con tutti gli “avversari”

Putin lo ribadisce da tempo e la sostanza delle sue parole è che

“l’ordine mondiale in mano a Usa e Occidente è finito”

🔹Quasi 20 anni di unione molto controversa

La creazione dei Brics risale al 2006, nello scetticismo generale.
Ma quasi 20 anni sono serviti a dimostrare quanto i Paesi che ruotano nella sfera d’influenza di Brasile, Russia, Cina e India sappiano essere capaci di fare lega e influenzino la ricchezza globale. Restano divisioni, soprattutto sul come trattare l’Occidente avversario.

Putin e Xi Jinping non nascondono affatto di volersi opporre agli Usa e ai loro alleati, Brasile e India sono invece per un approccio più collaborativo con l’aquila americana, pur nel riequilibrio dei poteri.


Né India né Brasile hanno mai apertamente approvato l’invasione armata dell’Ucraina da parte della Russia.
Tutti i Brics sono però d’accordo su una cosa: il mondo a guida unicamente americana è finta democrazia, è impero, va sgretolato e ribilanciato.

Tutto questo, mentre 12mila soldati della Corea del Nord sono arrivati in Russia per aiutare nella guerra all’Ucraina, come denunciato dal presidente Zelensky.

🔺 Perché i BRICS allargati potrebbero essere molto promettenti?

2024-10-22 16:03:40

Dal 22 al 24 si tiene a Kazan, in Russia, il 16° incontro dei leader dei Paesi BRICS, cui parteciperà su invito il presidente cinese, Xi Jinping.
Si tratta del primo vertice dopo l’ampliamento storico dei BRICS e di un nuovo punto di partenza della cooperazione dei BRICS allargati.
“La crescita dei BRICS contribuirà a correggere lo squilibrio mondiale”, ‘I BRICS hanno un impatto di vasta portata sull’economia globale’, ‘Sta nascendo una nuova era delle relazioni internazionali’. “……L’opinione pubblica internazionale ha commentato così.
Il mondo sta attualmente affrontando grandi cambiamenti secolari.
Il meccanismo di cooperazione BRICS, in quanto importante piattaforma del “Sud globale” per discutere di cooperazione e pianificare lo sviluppo comune, sta diventando ancora più prezioso; lo spirito BRICS fatto di apertura, inclusività e cooperazione win-win, è diventato una bandiera della cooperazione Sud-Sud.
Allo stesso tempo, questo meccanismo di cooperazione si adatta alle aspirazioni di raggiungere uno sviluppo comune di un gran numero di Paesi in via di sviluppo.
Inoltre, il meccanismo di cooperazione dei BRICS fornisce anche una piattaforma e un’opportunità per i diversi Paesi che ne fanno parte di partecipare alla governance globale.
L’esperto italiano di questioni internazionali, Giancarlo Elia Valori, ha sottolineato che, sullo sfondo dell’ascesa della mentalità della guerra fredda e dell’unilateralismo, i Paesi BRICS hanno sempre sostenuto gli scopi e i principi della Carta delle Nazioni Unite e si sono impegnati a risolvere le questioni internazionali e regionali con mezzi politici, in linea con una tendenza alla pace e allo sviluppo mondiale.
In qualità di membro fondatore, la Cina è sempre stata un convinto sostenitore e partecipante al meccanismo dei BRICS, svolgendo un importante ruolo di guida. La recente Terza Sessione Plenaria del XX Comitato Centrale del Partito Comunista Cinese si è occupata sistematicamente di approfondire ulteriormente le riforme in modo globale e di promuovere la modernizzazione in stile cinese, inviando un chiaro messaggio di cooperazione win-win e di sviluppo comune con gli altri Paesi. Si prevede che, grazie agli sforzi della Cina e degli altri membri dei BRICS, il vertice inietterà maggiore stabilità ed energia positiva in un mondo carico di turbolenze!

🔺 Putin e i Brics vanno alla guerra (del dollaro)

Mire, ambizioni, incognite e scenari sul nuovo sistema di pagamenti finanziari globali vagheggiato dai Brics. L’approfondimento di Francis Walsingham
22 Ottobre 2024 08:03

Putin ha evitato il viaggio in Brasile per il G20 per non creare problemi a Lula e imbarazzi ai capi di Stato e di Governo degli altri Paesi membri, visto anche che su di lui pende un mandato di arresto internazionale da parte della Corte Penale Internazionale dell’Aia. Non avrà invece problemi a posare per la foto di famiglia con i leader di forse 24 paesi, tra cui Narendra Modi e Xi Jinping, durante il vertice dei Brics che si terrà a Kazan, lungo il fiume Volga, tra il 22 e il 24 ottobre. Lo scorso anno, quando il blocco anti-occidentale si è riunito a Johannesburg ed è passato da cinque a dieci membri, Putin era invece dovuto restare a casa per evitare l’arresto. Questa volta, giocando in casa, punta a a giocare un ruolo di primo piano in un club in rapida espansione che sfida il dominio dell’ordine guidato dall’Occidente.

Arrivati al loro 15° anno insieme, i Brics originari (Brasile, Russia, India, Cina e Sudafrica) hanno ottenuto pochi risultati concreti. Tuttavia, in questo vertice, Putin spera di dare al blocco una maggiore rilevanza globale dal punto di vista politico-economico attraverso la creazione di un nuovo sistema di pagamenti finanziari globali finalizzato a contrastare il dominio degli Stati Uniti e a proteggere la Russia e i suoi alleati dalle sanzioni.
“Tutti comprendono che chiunque potrebbe affrontare sanzioni da parte degli Stati Uniti o di altri paesi occidentali”, ha dichiarato il mese scorso Sergei Lavrov, il ministro degli Esteri russo (ma di origine armena da parte di padre, il cui cognome era Kalantaryan). Un sistema di pagamenti Brics permetterebbe infatti “operazioni economiche senza dipendere da chi ha deciso di armare il dollaro e l’euro”, ha aggiunto Lavrov. Questo sistema, chiamato “BRICS Bridge” dalla Russia, dovrebbe essere realizzato entro un anno e consentirebbe ai paesi di regolare i pagamenti transfrontalieri utilizzando piattaforme digitali gestite dalle loro banche centrali. Controversamente, potrebbe prendere spunto da un altro progetto chiamato mBridge, sviluppato insieme alle banche centrali di Cina, Hong Kong, Thailandia ed Emirati Arabi Uniti e gestito in parte dalla “occidentale” Banca dei Regolamenti Internazionali (BRI),ma che – nonostante le smentite – si starebbe ponendo come un sistema che mira ad aggirare o entrare in competizione con il dollaro o con le altre maggiori valute utilizzate negli scambi internazionali. Sebbene il progetto sia stato concepito prima dell’invasione russa, i suoi successi tecnici potrebbero ispirare la strategia dei BRICS.

I colloqui dei Brics metteranno in evidenza la corsa alla ridefinizione del sistema finanziario mondiale. La Cina ha da tempo puntato sulla tecnologia dei pagamenti, piuttosto che su una ribellione dei creditori o un conflitto militare, per ridurre il potere che gli Stati Uniti derivano dall’essere al centro della finanza globale. Il piano dei Brics potrebbe offrire transazioni più economiche e rapide, il che – secondo loro – potrebbe attirare le economie emergenti. I funzionari delle maggiori istituzioni finanziarie occidentali – secondo quanto scrive l’Economist – sono preoccupati che il piano possa essere progettato per eludere le sanzioni, e alcuni sono frustrati dal coinvolgimento non intenzionale della BRI, un’organizzazione svizzera nota come la “banca delle banche centrali”

Il dominio Usa nel sistema finanziario globale è stato un pilastro dell’ordine mondiale del dopoguerra.

Riflette la sua forza economica e militare, ma anche il fatto che gli attivi denominati in dollari, come i titoli del Tesoro, sono considerati sicuri, facili da comprare e vendere, e protetti da confische governative e inflazione.

Nonostante le banche centrali abbiano diversificato le loro riserve, incluso l’acquisto di oro, circa il 58% delle riserve in valuta estera sono in dollari, e l’effetto di rete del dollaro pone le banche americane al centro del sistema mondiale dei pagamenti.

Quasi tutte le banche che operano in dollari devono farlo attraverso una banca corrispondente negli Stati Uniti, permettendo così al governo americano di monitorare i flussi finanziari.

Questo dà agli Usa una leva di potere che hanno sfruttato come alternativa alla guerra.

Il numero di persone soggette a sanzioni americane è esploso di oltre il 900% (arrivando a circa 9.400) nei due decenni fino al 2021.
Nel 2018, SWIFT, un sistema di messaggistica usato da circa 11.000 banche in 200 paesi per trasferire fondi a livello transfrontaliero, ha disconnesso l’Iran su richiesta degli Stati Uniti.

Tutto questo è nulla rispetto all’attacco finanziario alla Russia in risposta alla criminale invasione dell’Ucraina nel 2022

L’Occidente ha congelato 282 miliardi di dollari di beni russi all’estero, disconnesso le banche russe da SWIFT e impedito loro di elaborare pagamenti attraverso banche americane. Anche le minacce di “sanzioni secondarie” sugli istituti di credito di altri paesi che sostengono lo sforzo bellico russo hanno avuto un impatto. Il crollo dei servizi Visa e MasterCard in Russia ha spinto gli avversari degli Stati Uniti a cercare alternative al sistema del dollaro.

Putin spera di capitalizzare su questo malcontento contro il dollaro al vertice dei Brics. Per lui, la creazione di un nuovo sistema è una priorità pratica e geopolitica. I mercati russi dei cambi ora commerciano quasi esclusivamente in yuan, ma poiché la Russia non può ottenere abbastanza valuta cinese per pagare tutte le sue importazioni, è stata costretta a barattare beni, al punto che ad ottobre la Russia ha accettato di comprare mandarini dal Pakistan, pagando con ceci e lenticchie.

Putin mira a rendere la vita fuori dal sistema americano più sostenibile creando una propria infrastruttura finanziaria. I funzionari dei Brics hanno discusso la creazione di un’agenzia di rating del credito per rivaleggiare con quelle occidentali e un sistema di pagamenti per sostituire Visa e MasterCard. Tuttavia, il piano più ambizioso è l’uso di denaro digitale sostenuto dalle valute dei vari Paesi, il che decentralizzerebbe il sistema finanziario e impedirebbe che un paese possa disconnetterne un altro.

Le iniziative dei Brics nel campo dei pagamenti mettono in luce le sfide geopolitiche che affrontano le organizzazioni multilaterali come la BRI, che è ora presa tra rivalità economiche e la necessità di rimanere imparziale. Gli Stati Uniti, nel frattempo, stanno cercando di competere migliorando il proprio sistema di pagamenti basato sul dollaro, con la Federal Reserve che sta lavorando su progetti per rendere i pagamenti più rapidi ed economici.

Tuttavia, il sistema di pagamenti dei Brics dovrà affrontare sfide significative. Garantire la liquidità sarà difficile, e molti paesi potrebbero essere riluttanti a mantenere grandi quantità di valute straniere. La sfiducia nei confronti della Cina, soprattutto da parte dell’India, potrebbe anche ostacolare il progetto. Nonostante questi ostacoli, il vertice dei Brics potrebbe segnare un passo importante verso una nuova era per il sistema finanziario globale, anche se da più parti gli esperti continuano a vedere gli USA – specie se alleati come Giappone, Gran Bretagna e anche Italia – come come guida della competizione globale.

🔺 Il Sudafrica al primo vertice dei Brics+: una nuova era di sfide e opportunità


A Kazan, Pretoria si confronta con un panorama geopolitico mutato e un governo di coalizione

Non più un modello

Sul piano esterno, Pretoria, membro “storico” (anche se non tra i fondatori) del gruppo, si troverà a perdere il monopolio della rappresentanza del continente africano, il più povero e politicamente meno influente, ma anche quello su cui si appuntano molte delle speranze di crescita dell’economia globale e le mire geopolitiche delle grandi potenze. L’ingresso nel club di Egitto ed Etiopia, risultato dell’allargamento deciso per l’iniziativa di Russia e Cina nell’ultimo vertice, tenutosi proprio a Durban nell’agosto scorso, segna di fatto la fine del ruolo di rappresentante informale degli stati africani che il Sudafrica si era ritagliato tra la fine degli anni Novanta e l’inizio degli anni Duemila, nell’era delle presidenze Mandela e Mbeki. Contestata in realtà da paesi demograficamente più grandi (come gli stessi Egitto ed Etiopia) e/o economicamente più dinamici (prima tra tutti la Nigeria, citata in questi mesi tra i molti candidati ad entrare nei Brics+ nel prossimo futuro), la leadership sudafricana doveva il proprio riconoscimento non soltanto alle caratteristiche moderne dell’economia del paese e alla sua forte integrazione con l’economia globale a guida occidentale, ma anche all’immagine di campione della democrazia liberale e dell’ordine internazionale rules-based che il paese si era guadagnato negli anni dello smantellamento pacifico dell’apartheid. Paradossalmente, proprio queste caratteristiche – le stesse che lo aveva portato il Sudafrica ad essere invitato, unico stato africano, tra i membri permanenti del G20 nel 1999 – gli avevano procurato anche l’invito, arrivato nel dicembre 2010, ad aggiungersi alla formazione originaria dei Bric, nati un anno prima con la partecipazione di Russia, Cina, India e Brasile. In una fase in cui il nuovo gruppo si presentava con obiettivi “riformisti” e multilateralisti, l’aggiungersi del Sudafrica ad altri stati con buone credenziali democratiche e in rapporti collaborativi o non conflittuali con le potenze occidentali, come India e Brasile, aveva contribuito a proiettare un’immagine più rassicurante e cooperativa, controbilanciando la presenza di membri considerati “più indietro” nel processo di democratizzazione come Cina e Russia. Negli anni successivi, l’evoluzione revisionista e “anti-imperialista” impressa dalla Cina e dalla Russia aveva trovato un parallelo nel deterioramento dell’immagine del “nuovo Sudafrica” come modello per il resto del continente, che aveva spinto gli ambienti economici e politici occidentali a guardare ad altri paesi (come la Nigeria) come possibili interlocutori privilegiati a fianco o al posto di Pretoria.

Il piano interno

Sul piano interno, le novità sono altrettanto significative. Il Sudafrica si presenta infatti per la prima volta con un governo che non si identifica più con l’African National Congress (Anc), lo storico movimento di liberazione salito al potere con Mandela nel 1994. Sebbene il presidente sia rimasto Cyril Ramaphosa – lo stesso che lo scorso anno si era trovato a trattare la patata bollente della partecipazione di Putin, ricercato da Tribunale Penale Internazionale di cui il Sudafrica è membro fondatore, al vertice di Durban – il paese è ora guidato da un governo di coalizione che include, oltre all’Anc e ad alcuni partiti minori, anche la Democratic Alliance (Da). Nata dal partito dell’opposizione liberale all’apartheid, divenuto nel nuovo ordine il punto di riferimento delle tre minoranze bianca, meticcia e indiana e di una piccola parte della popolazione nera delle grandi città, la Da in passato ha sempre difeso il principio della piena adesione del nuovo Sudafrica all’ordine liberale e l’importanza centrale di mantenere buoni rapporti con l’Occidente – e negli ultimi anni, a fronte della deriva anti-occidentale e populista dell’Anc sotto la presidenza Zuma, si era spinta fino al punto di accreditarsi come vera erede della tradizione mandeliana in politica estera, Con l’esperimento del power-sharing ancora in gestazione, la leadership della Da ha scelto finora di non mettere la politica estera tra gli ambiti di scontro con l’Anc all’interno della coalizione di governo. Se la crisi di Gaza, che ha visto giuristi e ambienti vicini alla Da sostenere l’iniziativa del governo di Pretoria di portare Isreale al Tpi, ha permesso di sfumare le differenze, un tentativo di Mosca di ottenere sostegno per la sua posizione nella crisi ucraina aprirebbe certamente un conflitto interno che nemmeno l’Anc, al momento, sembra auspicare.

Quali scenari?

Quale saranno gli effetti di questi cambiamenti sul ruolo che il Sudafrica si troverà a giocare nei nuovi Bics+ è forse presto per dirlo. Sfidata nel suo ruolo di paese-guida, Pretoria dovrà cercare di accompagnare la ridefinizione del ruolo che l’Africa può occupare nel nuovo ordine mondiale. Da parte sua, in uno scenario nettamente diviso tra Est e Ovest, il Sudafrica si troverebbe in difficoltà a scegliere di schierarsi con una delle due parti. In uno in cui la crescente eterogeneità del “blocco” raccolto nei Brics+ e gli obiettivi divergenti degli stati che ne fanno parte, invece, aumentassero gli spazi di intersezionalità e le appartenenze multiple o “a geometria variabile”, Pretoria potrebbe trovare più spazio di manovra, capitalizzando tutte le ambiguità implicite nella sua identità “anfibia” di media potenza del Sud globale con legami speciali con l’Occidente.

🔹 BRICS, da Kazan’ al Global South: una sfida all’ordine mondiale?

Il gruppo arriva a Kazan’ con grandi ambizioni, ma deve affrontare anche numerose sfide, a cominciare dalle profonde divisioni interne.

Il summit BRICS a Kazan’ (22-24 ottobre) segna il primo incontro del gruppo nella sua nuova configurazione, dopo l’adesione di Egitto, Emirati Arabi Uniti, Etiopia e Iran al vertice di Durban dell’anno scorso.

Per la Russia, è un’occasione per riaffermare la propria influenza globale e dimostrare di non essere isolata, nonostante la guerra in Ucraina e le sanzioni internazionali.

Mosca punta a collaborare con Cina e Iran per sfidare l’ordine mondiale a guida statunitense e l’egemonia del dollaro, ma non tutti i membri sembrano essere sulla stessa lunghezza d’onda.

India e Sudafrica, ad esempio, seguono strategie di politica estera più equilibrate, mantenendo legami con alleanze occidentali.

Oltre alle divisioni sull’identità politica dei BRICS, emergono dubbi sull’efficacia delle loro iniziative.

Cosa rappresentano i BRICS+ in un mondo sempre più polarizzato tra Nord e Sud globale?

Qual è il peso politico ed economico dei membri?

E quali temi verranno affrontati a Kazan’?

🔺 Arabia Saudita ed Emirati: nei BRICS ma “a due velocità”

Nel formato dei BRICS, Arabia Saudita ed Emirati Arabi Uniti (EAU) hanno i medesimi obiettivi, ma gli emiratini corrono, mentre i sauditi soppesano ogni passo

Per entrambe le leadership, la piattaforma BRICS è uno strumento geoeconomico, quindi geopolitico. Arabia Saudita ed Emirati puntano a intensificare le relazioni economiche, finanziarie, commerciali e infrastrutturali con i membri BRICS, vecchi e nuovi. Sebbene ciò avvenga già su base bilaterale e al di fuori del forum, la membership moltiplica le opportunità e ne facilita il coordinamento.

Peso geoeconomico e obiettivi geopolitici

Per Riyadh e Abu Dhabi, trasformare (ulteriormente) il peso economico in peso politico, anche mediante i BRICS, significa consolidarsi come medie potenze regionali, adattando così lo status al ruolo che ormai le monarchie giocano su scala regionale e globale.

Lo scopo finale, infatti, è posizionarsi al meglio in vista della ridiscussione delle regole formali dell’ordine internazionale –se e quando ciò avverrà- e, nel frattempo, indebolire quelle stesse regole, da fuori e in modo informale, attraverso influenza economica e iniziative politiche alternative.

Due approcci differenti

Nel gennaio 2024, Arabia Saudita ed Emirati hanno ricevuto l’invito formale per l’ingresso nei BRICS. La federazione emiratina ha subito detto sì, il regno saudita non ha ancora formalmente accettato di entrare. Per entrambi, far parte del forum a trazione cinese-russa rientra nella scelta multipolare, al momento irreversibile dati gli obiettivi economici e politici del Golfo.

Riyadh e Abu Dhabi, però, hanno in questo caso due approcci differenti. Gli Emirati, che aderirono già nel 2021 alla New Development Bank dei BRICS (con sede a Shanghai), si muovono nella piattaforma cinese-russa con rapidità e ne apprezzano il formato agile, privo delle strutture vincolanti di altre istituzioni multilaterali.

La politica estera degli Emirati, infatti, si manifesta spesso attraverso networks e cooperazioni orizzontali, come nel caso del Quad dell’Asia Occidentale/I2U2 (2022, Emirati, USA, Israele e India) e dell’Iniziativa di Cooperazione Trilaterale (2023, Emirati, India e Francia). E si muove per obiettivi specifici, forgiando coalizioni su temi ad hoc. Un’abilità più che mai utile per sedersi ai gruppi di lavoro dei BRICS.

In parte, anche l’Arabia Saudita del principe ereditario e primo ministro Mohammed bin Salman Al Saud agisce mediante coalizioni e alleanze tematiche. Tuttavia, la sua politica estera privilegia la cooperazione bilaterale e, quando si muove in contesti multilaterali o tramite iniziative ad hoc, è solito farne parte da paese leader (Consiglio di Cooperazione del Golfo, Organizzazione per la Cooperazione Islamica) o, nei casi più recenti, come paese promotore, come per la Islamic Military Counter Terrorism Coalition, creata nel 2015 contro lo “Stato Islamico”, o la Middle East Green Initiative lanciata nel 2021 per il contrasto al cambiamento climatico.

Il fattore Washington

Il lento avvicinamento dell’Arabia Saudita alla membership dei BRICS non deve sollevare dubbi circa l’esito finale. D’altronde, il piccolo Bahrein, la monarchia-arcipelago che dipende per energia, finanze e sicurezza da Riyadh e dunque non fa una mossa senza l’assenso saudita, ha già chiesto ufficialmente di aderire ai BRICS nel gennaio 2024.

Mohammed bin Salman è stato invitato al summit di Kazan in Russia e ha scelto di non esserci, ma Riyadh sarà rappresentata dal ministro degli esteri. Lo stesso schema del 2023 in Sudafrica, quando fu il capo della diplomazia Faisal bin Farhan a rappresentare il regno tra i “Friends of BRICS”. Il principe ereditario avrà, molto probabilmente, l’opportunità di incontrare i BRICS ai più alti livelli (comprese Cina e Russia), al G20 in programma a novembre in Brasile.

Rispetto all’ingresso nei BRICS, il temporeggiamento dell’Arabia Saudita dipende anche dal rapporto con gli Stati Uniti. Infatti, Riyadh e Washington stanno ancora negoziando il nuovo patto di difesa che dovrebbe rafforzare le garanzie di sicurezza americane nel caso il regno venisse attaccato. Oltre a includere la normalizzazione diplomatica con Israele e la cooperazione Arabia-USA sul nucleare civile, il patto dovrebbe -nelle intenzioni americane- limitare la cooperazione tecnologica e di difesa tra sauditi e cinesi.

Pertanto, l’adesione formale dell’Arabia Saudita ai BRICS prima della firma della nuova intesa con gli Stati Uniti rappresenterebbe una mossa avventata da parte del principe ereditario in una fase, oltretutto, così instabile per il Medio Oriente e quindi anche per Riyadh. Dopo un debutto politico dirompente, Mohammed bin Salman sta ora mostrando una leadership più cauta e strategica.

È vero che gli Emirati Arabi sono entrati nei BRICS (gennaio 2024) e sono poi stati designati dagli Stati Uniti come major defense partner (settembre 2024), status che gli emiratini condividono solo con l’India. Nel frattempo, però, Abu Dhabi ha rassicurato Washington disinvestendo, nella primavera 2024, dagli asset tecnologici, intelligenza artificiale inclusa, in Cina. I sauditi, che hanno già mandato segnali agli Stati Uniti in questo senso, hanno ancora bisogno di tempo.

Nei BRICS, Arabia ed Emirati viaggiano “a due velocità”, per un medesimo obiettivo 


#sapevatelo2024

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