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NON HANNO UBBIDITO AGLI ORDINI

Taruffi comunica a mezzo Ansa che i Dem che hanno firmato le dimissioni facendo cadere Bennardi non rappresentano più il Partito. Messo gli interessi della città al di sopra di quelli del Partito. Matera ringrazia la disubbidienza civile

Nel nostro editoriale di ieri avevamo elevato lodi ed elogi ai consiglieri comunali materani del Partito Democratico che avevano preferito la coerenza della difesa degli interessi cittadini alla tutela degli interessi di Partito e, quindi, avevano sottoscritto le dimissioni congiunte che hanno determinato la fine dell’incubo Bennardi. Senza avere doti divinatorie né strumenti di intercettazione avevamo immaginato le pressioni che gli stessi avevano subito per aver preferito la Città alla spartizione romana. Conosciamo per esperienza le priorità di quelli che stanno a Roma, al calduccio delle loro segreterie politiche, lontano dalla mischia elettorale che nelle loro logiche burocratiche preferiscono sempre e soltanto ciò che può por- tare un tornaconto al Partito e, sulla base di queste nostre conoscenze avevamo immaginato la quantità industriale di telefonate che gli esponenti locali del PD avevano ricevuto.

LA SCOMUNICA DI TARUFFI

Puntale come le tasse è arrivata la scomunica di Igor Taruffi che si è pregiato di andare all’ANSA per fare una nota nella quale dichiarare che «deve essere chiaro che i consiglieri comunali del PD che dovessero formalizzare le proprie dimissioni dal notaio lo farebbero esclusivamente a titolo personale e non rappresenterebbero più il PD stesso», il tutto farcito della solita vacuità parolaia sulle magnifiche sorti e progressive della città e della coalizione. Fuori dal politichese, il nostro capo della segreteria nazionale del PD ha, di fatto e a mezzo comunica- to stampa, sconfessato gli esponenti del proprio partito fino quasi ad espellerli. Sia chiaro Taruffi, anche in coppia fonetica con Baruffi, non è che abbiano mai brillato, almeno in Basilicata, per una particolare attenzione e volontà alla conoscenza delle dinamiche del territorio e, quindi, non ci stupisce una dichiarazione così irrazionale e assurda. Abbiamo visto Taruffi, in coppia con Baruffi, intervenire a gamba tesa sulle elezioni regionali nel centrosinistra con la scaltrezza di chi è riuscito a consegnare senza neanche un combattimento vero la Regione al centrodestra e, quindi, non ci stupisce che non abbia fatto nessuno sforzo per comprendere le esigenze, le istanze, la situazione e le priorità del territorio. Quello che ci stupisce è il metodo con il quale l’esponente romano ha deciso di comunicare una “quasi espulsione” a mezzo stampa. Dire che chiunque firmi non rappresenti più il PD, infatti, significa dire che i firmatari so- no da considerarsi espulsi. Non abbiamo una conoscenza diretta delle regole statutarie del Partito Democratico né ci interessa farne un approfondimento, ci meraviglia immaginare che possa esistere un procedimento di espulsione in stile Koreano che non passi neanche per una commissione probi viri, per un deferimento, per una discussione con possibilità di difesa. Sembra quasi che nel PD esista il Taruffiprinzip che consegna tutto il potere decisionale nelle mani del capo della segreteria nazionale del Partito.

PRIMA LA CITTÁ

Non abbiamo alcuna intenzione di impiegare le nostre energie mentali per spiegare a Taruffi che la politica si fa per servire una comunità e degli elettori e non per servirsi di essi per omaggiare il potere romano e le logiche di equilibrio nazionale. E’ evidente che Taruffi non ha alcuna intenzione di comprendere questo significato della politica, non è interessato a ragionare con il territorio e si muove come uno dei missi dominici di cui tanto sentivamo parlare nei libri di scuola che semplificavano la struttura sociale del medioevo. Quello che vorremmo spiegare a Taruffi è che la Basilicata non è una colonia. Glielo hanno spiegato già chiaramente i cittadini lucani al voto alle regionali e glielo hanno spiegato i consiglieri comunali materani del PD cui va il nostro ringraziamento. Un ringraziamento che non riguarda soltanto il fatto di aver liberato Matera dal peggior sindaco della sua storia, non si riferisce soltanto al fatto di aver tenuto fede al man- dato popolare ricevuto che li aveva collocati all’op- posizione ma concerne anche e soprattutto di aver dimostrato l’orgoglio che i lucani sono in grado di avere. I Consiglieri comunali del PD avrebbero potuto limitarsi “ad obbedire agli ordini” e ora ne avrebbero avuto giovamento personale e politico entrando nelle grazie di Taruffi, hanno preferito ascoltare la voce della coscienza e il grido di dolore che proveniva dalla Città dei Sassi. La libertà nasce dalla capacità di disubbidire ad un ordine assurdo. I Dem Materani hanno avuto questo coraggio.

Di Massimo Dellapenna

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