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SCAVALCHI E CADUTE, IL DANNO ERARIALE DA OLTRE 200 MILA EURO A LAURENZANA

In qualità di responsabile finanziario comunale, De Fina condannato per irregolarità nei suoi compensi. Altro buco e altre condanne ad Armento

Un ragioniere, Carlo Rosario De Fina, protagonista di due distinti danni erariali, così come giudicati dalla Corte dei Conti di Basilicata in due giudizi separati, ma giunti a conclusione in contemporanea. Sulla vicenda anche il binario parallelo e indipendente dell’accertamento delle responsabilità penali. Vicende simili, ma Comuni lucani differenti ed anche, in uno dei due casi, un concorso di altri alla formazione del buco contabile. Tra questi altri, ma con un ruolo principalmente collegato all’omissione di controllo, l’ex sindaco di Armento, Maria Felicia Bello.

LAURENZANA: UN DECENNIO DI PAGAMENTI SULLA FIDUCIA

Il primo dei due casi quasi fotocopia vagliati dalla Procura contabile regionale è quello relativo al Comune di Laurenzana: danno erariale da 236mila e 216 euro. La Corte dei Conti di Basilicata ha, contestualmente al verdetto, statuito la conversione in pignoramento del sequestro conservativo, già autorizzato nel 2023 e confermato lo scorso gennaio, nei limiti dell’entità della condanna. Per il caso Laurenzana, unico convenuto in giudizio, De Fina in qualità di dipendente comunale di Guardia Perticara in servizio a scavalco presso il Comune di Laurenzana con funzioni di Responsabile del Servizio Finanziario e Amministrativo. La Guardia di Finanza si attivò a seguito dell’esposto presentato dai componenti di un Gruppo consiliare. Successivamente, nell’ottobre del 2021, fu aggiunto al faldone anche l’esposto dell’allora sindaco di Laurenzana, corredato dalla relazione del nuovo Responsabile comunale del- l’Area Finanziaria che riportava di emerse «irregolarità nella liquidazione delle somme erogate al dipendente a scavalco (De Fina, ndr) per l’anno 2020». Soltanto, però, la punta dell’iceberg. A seguito dell’estensione delle verifiche, emerse «irregolarità» anche per le annualità dal 2009 al 2019. Nel 2009 De Fina era stato autorizzato dal Comune di Guardia Perticara a prestare “scavalco di eccedenza”, e quindi in orario extralavorativo, presso il Comune di Laurenzana. Il compenso fu inizialmente stabilito in 550 euro mensili, e poi, dal 2010, in mille e 100 euro mensili, al lordo della ritenuta di acconto, oltre al rimborso delle spese di viaggio effettivamente sostenute. I conti non hanno trovato un ordine sin dal principio. Per il citato triennio, è risultato che De Fina avesse percepito dal Comune di Laurenzana il compenso di poco più di 36mila eu- ro, comunque superiore a quello che sarebbe spettato nel caso di «corretta esecuzione dell’accordo», e soprattutto «in assenza di buste paga», risultando «documentato dalla certificazione unica il solo l’importo di 8mila e 620 euro», e in mancanza di riscontri probatori relativi alla timbratura e alla documentazione attestante le spese di viaggio sostenute. Dallo scavalco in eccedenza a quello condiviso, l’ordine non è stato ricostruito neanche per i periodi successivi. Per la Corte dei Conti, uguale conclusione: nel periodo dal 2011 al 2020, con una piccola appendice nel 2021, il dipendente De Fina risulta aver percepito dal Comune di Laurenzana il compenso di 198 mila e 745 euro, «in assenza di buste paga (risulta documentato dalla certificazione unica il solo l’im- porto di 16mila e 972 euro), e in mancanza di riscontri probatori relativi alla timbratura e alla documentazione attestante le spese di viaggio sostenute». Nella consulenza tecnica d’ufficio rimandi anche a disposizioni di pagamento delle indennità e dei rimborsi spese su capitoli non sempre pertinenti e il fatto «che le somme, indebitamente percepite e comunque corrisposte in assenza di regolare busta paga e di giustificativi di spesa, sono state quasi totalmente sottratte ad imposi- zione come si evince da un riscontro con la certificazione Cu dell’Agenzia delle Entrate». Il Comune di Guardia Perticara, inoltre, non è riuscito a fugare il dubbio sulla presunta e ipotizzata «distrazione di fondi operate dal De Fina, responsabile finanziario di entrambi gli Enti». Dal Comune l’impossibilità di esibire i cedolini paga relativi al periodo dal circa metà 2011 fino al termine del 2017. I giudici contabili hanno ravvisato un «indubitabile occultamento doloso»: l’aver omesso la redazione delle buste paga e l’utilizzazione del sistema ufficiale di rilevazione delle presenze in servizio, e l’aver utilizzato capitoli di spesa non riguardanti le spese di personale, «rivelano l’indiscussa consapevolezza e volontà, non solo di violare gli obblighi di servizio, che non potevano non essere ben noti al responsabile dell’ufficio finanziario di un comune, ma anche di percepire somme evidentemente non dovute, così determinando un conseguente danno erariale». In conclusione, De Fina condannato al pagamento in favore del Comune di Laurenzana, della somma di 236mila e 216 euro.

ARMENTO, LA VARIANTE DELLA FIRMA DIGITALE DEL SINDACO

Di “scavalco” in “scavalco”, Armento. Nel 2021, espletati i primi adempimenti di ragioneria da parte della nuova responsabile assunta a seguito di pubblico concorso, emerse «una serie di anomalie», confermate dalle verifiche conseguentemente effettuate dal Revisore dei conti del Comune di Armento, consistenti nell’emissione di mandati di pagamento «privi di giustificativi e buste paga, emessi in mancanza di timbratura delle ore di presenza per somme superiori al dovuto e su capitoli non relativi a spese personale e senza imposizione di tasse e contributi previdenziali»». Ad Armento, la variante: «l’illegittimo utilizzo della firma digitale del sindaco che l’aveva, incautamente e senza alcun controllo, messa nella materiale disponibilità del ragioniere De Fina, che, come riferito dallo stesso sindaco, la conservava nel cassetto di una scrivania nella stanza dove prestava la propria attività lavorativa». Dalle indagini, da ricordare il binario parallelo del processo penale, il conto delle indebite erogazioni: 45mila euro per De Fina Carlo, poco più di 38mila euro per il geometra Gianfranco Agostino Massaro, che in parte ha già restituito, e poco più di 10mila euro per il dipendente Salvatore Andrea Iannibelli. Nella tempesta del giudizio contabile anche l’ex sindaco Maria Felicia Bello per aver consentito a De Fina «l’accesso diretto» al Bilancio comunale tramite l’utilizzo della propria firma digitale per la sottoscrizione dei mandati di pagamento. L’allora sindaco, come sostenuto dall’accusa contabile, ha omesso i necessari controlli. Dal 2019, De Fina “a scavalco” come addetto all’Ufficio Finanziario, la cui titolarità rimase in capo al sindaco. Con la firma digitale del sindaco, da parte di De Fina pagamenti irregolari, ovvero come spiegato dall’accusa in assenza di legittima documentazione, sia a sé stesso che in favore di Massaro, dipendente del Comune di Guardia Perticara assegnato presso l’area tecnica da circa metà 2019. Massaro, «per tre anni» ha percepito «somme non documentate e non dovute, ed esenti da ogni tipo di tassazione». Infine, di somme non dovute è risultato beneficiario anche Salvatore Andrea Iannibelli, dipendente del Comune di Spinoso assegnato all’anagrafe comunale dal febbraio 2019, che, oltre a percepire compensi «senza autorizzazione del Comune di appartenenza per i primi mesi del 2019», non aveva provveduto regolarmente alle timbrature, «pur avendo ricevuto il badge», ricevendo anche «pagamenti privi delle attestazioni di presenza in servizio e di documentazione giustificativa e, ove percepiti con il solo mandato di pagamento, privi di tassazione e oneri». Aveva ricevuto la Certificazione Unica solo relativamente agli importi liquidati con busta paga. Secondo la Procura contabile, De Fina fu autore del- la «condotta illegittima che ha portato l’indebita erogazione delle somme» ma lo stesso, «senza l’accordo degli altri», non avrebbe potuto operare. Giudicato inverosimile dall’accusa che per 3 anni gli altri due dipendenti che lavoravano anche per il Comune di appartenenza, non si fossero accorti degli importi erogati e non dovuti e, soprattutto, che era possibile ottenere rimborsi spese senza presentare istanza e senza produrre documentazione giustificativa, come invece è dovuto in ogni Ente pubblico. In conclusione, la Corte dei Conti di Basilicata ha condannato, in via principale, De Fina al pagamento in favore del Comune di Armento della somma di 90mila e 356 euro e, in so- lido, Massaro, per l’importo di 35mila e 248 euro, e Iannibelli, per l’importo di poco più di 10mila euro. In via sussidiaria, Maria Felicia Bello condannata al pagamento della quota pari al 15% del citato importo di 90mila e 356 euro.

 

Ferdinando Moliterni

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