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VIGGIANO: IMPARARE A VIVERE DALLE E CON LE DONNE

L’approfondimento di Maria De Carlo

Quello che siamo, nelle scelte e nelle forme sociali, lo dobbiamo a processi culturali costruiti negli anni e nel tempo. La domanda che ci facciamo in riferimento alla dualità uomo-donna oggi -soprattutto se pensiamo alle quasi quotidiane notizie di cronaca nera- ci pone in crisi rispetto ai “ricorsi storici” di vichiana memoria. Di queste ed altre considerazioni sul tema le abbiamo condivise, durante una pausa caffè con lo storico Domenico Viggiano. Uno scambio in vista di un incontro (come da cartellone dell’autunno letterario potentino) il prossimo mercoledì 6 novembre nella Cappella dei Celestini (alle 17.30) sul tema “Le donne nelle nostre comunità”. Viggiano è un fine ricercatore che tira fuori dagli archivi l’anima dei “fatti” per poter narrare la storia e trovare spunti su cui riflettere. In particolare, la sua attenzione è rivolta al periodo medioevale e all’epoca contemporanea -focus sul secondo conflitto mondiale. Al di là del colore politico lo storico sottolinea come le donne nel secondo dopo guerra hanno combattuto ed avuto un ruolo di protagoniste autentiche nonostante i misconoscimenti. Tra le tante donne menzionate siamo curiosi anche di conoscere una delle donne medievali che sprigiona fascino e attenzioni da parte del ricercatore, si tratta di Christine de Pizan, antesignana del pensiero femminista, “A lei dobbiamo tanto -afferma il divulgatore storico-, non solo in termini di opere ma soprattutto quale modello attuale per le donne di oggi. Nonostante le sofferenze – continua – è stata una donna combattiva, capace di far valere i propri diritti”. E Domenico su questo punto insiste provocando l’intera categoria maschile sul retaggio ancora fortemente maschilista, una mentalità che tende a soffocare quella “normalizzazione” della presenza di entrambi i generi in tutte le realtà della società e della vita. Una consapevolezza che Domenico ha imparato tra le mura domestiche grazie alla testimonianza di mamma Marisa e papà Antonio. “A mia madre devo tutto – dice -, mi ha insegnato il ri- spetto degli altri e la saggezza nell’affrontare la vita, e poi -aggiunge- devo a lei la mia passione per la ri- cerca storica. Dalla narrazione della storia ai romanzi storici ma soprattutto mamma mi ha raccontato la storia vissuta e vista con i suoi occhi, della sua infanzia sofferta durante il periodo dell’occupazione tedesca settentrionale (’43- ’45) e poi le vendette partigiane, e di quando -spie- ga- ha visto persone impiccate per strada, della sua maestra con la testa rasata e carica di catrame o di intere famiglie sparite”. Domenico rievoca quelle pagine narrate della sua mamma bambina a Mirandola (Modena) dove ha avuto i natali ed è vissuta fino all’incontro, avvenuto a Ravenna, con il potentino Antonio e poi la decisione di sposarlo e vivere in terra lucana, zona Dragonara di Potenza, fino a quando si è spenta nel 2018 (due anni dopo morirà il marito, vittima del covid19). Qui al Sud mamma Marisa ha dovuto combattere una mentalità chiusa e spesso osteggiata dalle stesse donne, ma con forza ed energia “ha insegnato che le donne devono combattere e voleva – afferma Domenico – che si risvegliassero nella loro consapevolezza di persone senza farsi soggiogare dagli uomini, una ribellione non solo a parole”. E lo storico prende il sopravvento sul figlio collegando le parole di sua madre alle combattive donne di Atene, capaci di sovvertire quelle scelte dei loro uomini. “Bisogna che le donne cambino le rotte predeterminate con azioni ferree e su cose concrete – afferma Viggiano -, chiediamoci quante e quali conquiste reali dopo il primo voto del ’46. Forse l’emancipazione del movimento femminista non ha prodotto tutti i risultati sperati con una parità gestita male e la donna – continua – è rimasta sempre oggetto di desiderio maschile”. E poi ancora altra criticità sulla questione delle quote rosa. Un’analisi da approfondire e dibattere per chi volesse, attraverso un ciclo di conferenze che prossimamente lo storico terrà presso il Polo Bibliotecario, come quella dedicata a “Donne: madri & guerriere”. Domenico è l’uomo delle donne, la sua è la risposta a quella visione duale che dovrebbe prendere piede per favorire relazioni sane volte ad un cambiamento del- le nostre comunità. Ma cosa impedisce questo rinnovamento? Lo studioso non ha dubbi: “Vedo ovunque mancanza di cultura, e credo che questa sia la causa anche del femminicidio, purtroppo ci siamo appiattiti e sembra di essere tornati indietro almeno di 70 anni, anzi a modelli arcaici, invece -afferma-, è urgente cambiare la società dall’interno, modificarne gli schemi di vita e cominciare a parlare di persone con diritti e spazi vitali da abitare”. Questo il suo appello: “Le donne non devono combattere gli uomini, ma è fondamentale che entrambi vadano a braccetto, viaggino insieme nelle varie situazioni della vita. Entrambi possono dare il proprio contributo in modo paritario, senza discriminazioni”. La visione della madre è uno sprono a rivedere la relazione educativa madre-figlio nelle nostre case. Marisa ha reso Domenico l’uomo rispettoso e amico del- le donne. Lo sa bene la sua compagna Antonella, che raggiunta telefonicamente a Vietri di Potenza, dove entrambi vivono, così si confessa: “Domenico mi ha aiutata a scoprirmi come donna, tra noi c’è un profondo rispetto e tanta complicità”. Ecco gli ingredienti che invito a fare propri alle tante coppie che spesso non riescono a trovare quel sano e giusto equilibrio

Di Maria De Carlo

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