MALTRATTAMENTI, PARLA LA VITTIMA DI GIORDANO
Vietri al via il processo con imputato il sindaco pentastellato che è anche presidente della provincia. L’ex dipendente comunale in Aula dettaglia «angherie» e «vessazioni» subite
Iniziato al Tribunale del capoluogo il processo penale che vede imputato il sindaco di Vie- tri di Potenza, Christian Giordano. Per lui, l’accusa è quella di maltrattamenti in concorso. Insieme al sindaco che è anche presidente della Provincia di Potenza, a processo pure Adolfo Nappi coinvolto in qualità di responsabile dell’Area tecnica-amministrativa del Comune di Vietri di Potenza. La vittima delle svariate «angherie» e di una «serie di atti vessatori», l’ex di- pendente comunale Carmela Giordano, assistita dall’avvocato Domenico Stigliani. Proprio lei il teste della prima udienza. In aula la donna ha dettagliato condotte, fatti e circostanze, sostenendo anche il contro esame da parte degli avvocati difensori dei due imputati. L’inquadramento contrattuale della Giordano presso il Comune amministrato dal sindaco a cinquestelle era a tempo pieno e indeterminato. Sennonché, come ricostruito dal Pubblico ministero, nel settembre del 2020, il pentastellato Giordano l’ha fatta licenziare «senza preavviso» e «con effetto immediato». Inattesa defenestrazione della Giordano che all’epoca dei fatti era non molto lontana dal pensionamento. Nel personale elenco del primo cittadino relativo alle «condotte reiterate e lesive dell’integrità psicologica» della vittima, da includere la “battaglia” contro l’asserito, secondo il pentastellato, falso infortunio della dipendente. Da ricordare che in merito all’ingiusto licenziamento, su un binario parallelo a quello della Giustizia penale, la causa civile. Il licenziamento è stato annullato con sentenza del Tribunale di Po- tenza, in qualità di Giudice del Lavoro. Sentenza poi successivamente confermata dalla Corte di Appello del capoluogo. La Cassazione, lo scorso febbraio, ha rimandato il caso alla Corte d’Appello di Potenza per via di un tecnicismo. In primo grado si verificò un cambio di rito che comunque non comportò «alcun vulnus per i diritti di difesa delle parti, ampiamente esercitati», risultando, tra l’altro, che il Comune di Vietri di Potenza «ritualmente costituitosi in giudizio, ha preso posizione in relazione a tutte le domande e argomentazioni, in fatto e in diritto, sostenute dalla lavoratrice». Mancò l’assegnazione di un termine perentorio per l’eventuale integrazione degli atti mediante me- morie o documenti. Nel processo penale in corso al Tribunale di Potenza, l’accusa contesta a Giordano anche la tardiva reintegrazione della Giordano al lavoro a fronte di sentenza immediatamente esecutiva. Il sindaco, invece, dopo il verdetto a lui sfavorevole, pose d’ufficio la vittima in ferie per oltre 2 mesi, ovvero fino al risolutivo intervento della Prefettura che ufficialmente chiedeva a Giordano notizie in merito al reintegro sul posto di lavoro della persona offesa. Obbligato a “riassumerla”, data la sentenza, il pentastellato Giordano decise di relegare la dipendente in archivio «a non svolgere – come rimarcato dal Pm – alcunché». Dall’incrocio tra penale e civile, la completezza del reato di maltrattamenti sul luogo di lavoro emerge quando le condotte iniquamente discriminatorie producono pure un danno psicofisico al dipendente che le ha subite. Del processo al sindaco di Vietri di Potenza, fa parte anche questo aspetto. A causa dell’attività lavorativa caratterizzata da un accentuato e prolungato disagio, come da impianto accusatorio, la dipendente vittima, tra le altre cose, è stata indotta a rivolgersi a un neurologo e a sottoporsi all’assunzione di farmaci per disturbo d’ansia. Come anticipato, il reato è contestato in concorso. Nello spiegare la complicità di Nappi, il Pm ha citato, per esempio, le ore lavorative che venivano fatte trascorrere alla Giordano in un locale sottostante il piano terra adibito a ufficio. Come se la “location” improvvisata e inadatta non fosse di per sé già un’umiliazione sufficiente, l’aggiunta dell’anonimato per rendere maggiormente incisiva l’operazione di spersonalizzazione: l’ufficio non aveva alcuna indicazione di ruolo e nome. Nel corso del processo, troveranno spazio questi ed altri particolari della vicenda come per esempio quello relativo a una “disposizione di servizio” inviata da Nappi alla Giordano senza le informazioni circa chiarimenti chiave quali quelli inerenti alle modalità di svolgimento del compito che, per essere attuato, richiedeva anche l’utilizzo di un computer. La dipendente Giordano, però, nel suo “ufficio” senza nome aveva un «computer non funzionante» e, per di più, a lei non era stata fornita né password né connessione. A conclusione, sempre in relazione alla “disposizione di servizio”, le successive pressioni di Nappi a svolgere l’incarico al fine di «evitare l’irrogazione di sanzioni disciplinari». Incarico che è stato comunque svolto: servizio pubblico, ma con mezzi propri. Con capo d’accusa confermato, il processo per maltrattamenti sul posto di lavoro che vede imputati il sindaco di Vietri di Potenza, Christian Giordano, e Adolfo Nappi in qualità di responsabile comunale dell’Area tecnica-amministrativa, proseguirà nella prossima udienza fissata al prossimo aprile con l’escussione di altri due teste.