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FRANCA IANNUZZI, DEMONE ARTISTICO DI EPISCOPIA

L’approfondimento di Maria De Carlo

Non mi considero un artista ma un’artigiana operativa”. Così si definisce con un sorriso disarmante Franca Iannuzzi ribadendo la sua formazione di autodidatta e ricorda di quando ancora bambina dipingeva ovunque. Avrebbe voluto fare gli studi artistici purtroppo la scelta di famiglia la indirizza diversamente. Ma quel demone che arde non può essere soffocato a lungo. E così anche papà Egidio deve arrendersi al genio artistico della figlia, tanto che commosso dinanzi ad un suo lavoro decide di provvedere alla realizzazione di una piccola fornace, completata poi, a causa della morte prematura, dai suoi amici. “Mio padre è accanto nel mio lavoro”, racconta Franca rievocando gli anni della sua giovinezza. Iannuzzi è una donna autentica e forse proprio perché provata da tante situazioni ha quella saggezza capace di equilibrio che vive dell’amore per gli animali e per la natura nella sua casetta in campagna circondata dal marito Mimmo e dai suoi gioielli: Antonio di 24 anni oggi alpino nel Friuli, ai confini con la Slovenia e Ermanno ancora studente liceale. Ed è proprio a contatto con la natura che Franca trova la sua ispirazione e l’incanto di plasmare le sue opere con l’intento di coinvolgere l’intera famiglia “ho voluto – racconta Franca – avvicinare i miei figli all’arte, alla natura e agli animali perché credo – continua – che hanno il potere di trasformarci in persone migliori, più buone e anche più libere da una società troppo materialista. Come madre l’ho sentito un dovere”. “L’orto è il mio pensatoio”, dice. Una simbiosi nella sua natura purtroppo “infastidita” e rovinata dall’incursione quasi quotidiana di cinghiali che le hanno ucciso uno dei suoi tre cagnolini. Franca l’ho conosciuta lo scorso anno, attraverso la bellissima copertina del libro “Don Ciutija” (ed. kimerik) disegnata da lei insieme agli altri lavori che arricchiscono il volume che la vede coautrice con le amiche Elisa Conte e Milena Falabella. Ospiti poi nel- la mia rubrica radiofonica “Il Tafano” (RadioRuoti). Franca Iannuzzi è nata e vive ad Episcopia. È molto legata alla sua terra lucana ed è per questo che ne co- glie tutti quegli aspetti di criticità, dalla difficoltà di inserirsi nel mondo del lavoro, soprattutto se donna adulta, ma anche per giovani. Solo la punta di un iceberg di una realtà che le sembra volgere al passato e ad un certo stato di abbandono, che ricade anche nei collegamenti e servizi e tutto poi diventa a volte così deprimente, forse una profezia del suo caro papà. Ma Franca ha il suo dono, la sua arte e il suo amore per la natura “che non cambierei per niente al mondo” afferma rievocando gli incontri con la cicogna nera. Orgogliosa e contenta di questi incontri al contempo non nasconde una certa amarezza, “purtroppo anche se il nostro patrimonio naturale è valorizzato non è poi mantenuto”. Riflettiamo insieme sulla parola “mantenere”, sinonimo di curare, custodire e preoccuparsi. Considerazioni che aprono a nuove prospettive e nuove visioni. Le sue mani sono alle prese con la creta nel suo garage “sequestrato a mio marito”, confessa, dove è pieno di statue. Ora sta lavorando con il cemento alleggerito per realizzare la natività, un’opera da collocare ai piedi della Torre Normanna nel Borgo antico di Episcopia (rione Piediterra), che va a rinnovare un’opera già realizzata nel passato con l’associazione “Epicanto” insieme ad altri volontari. Così insieme all’amico Egidio Sarubbi, giovane attivista del sociale stanno lavorando alla consegna di una nuova opera. E nelle sue parole anche il desiderio di lavorare nella memoria di Fabrizio Momini. Attesa tanta anche da parte del Comune e della parrocchia che hanno condiviso questo sogno mettendo a disposizione sito e faretto per accogliere le opere donate con tanto di inaugurazione prevista l’8 di- cembre p.v. Franca da sempre dona con gratuità la sua arte, allungando- si anche a Lauria e Lagonegro (qui è socia onoraria dell’ass. “A castagna ra critica”) con le statue di personaggi illustri o santi, e spesso ha chiesto e ricevuto solidarietà per la cottura della creta. Un magnifico ponte in queste realtà grazie all’amicizia. Tra le molte cose realizzate porta la sua firma la statuetta creata ad hoc per il Premio Siris, giunto oggi alla XI edizione. Franca Iannuzzi, donna artista insegna che bisogna coltivare le proprie passioni, al di là degli onori e ricchezze, “abbiamo avuto il dono della vita e se viviamo facendo qualcosa per gli altri la rendiamo ancora più bella – afferma -, io non mi arrendo mai, desidero creare e sperimentare, e sono contenta perché sulla mia strada incontro persone che condividono l’amore per l’arte nella gratuità”. L’esempio è “Una giornata di arte per Episcopia”, prima edizione estiva realizzata insieme ad una nuova amica vicina di casa, di qui l’idea di voler fare un appello agli artisti locali “Mi piacerebbe – dice – creare un’associazione di artisti e insieme collaborare per rendere migliori i nostri luoghi e regalare bellezza. Fare arte è come respirare una boccata d’aria pura e non ti fa incattivire verso la vita. E poi tra noi donne impegnate nel socia- le si è creata una grande rete, ed è su questa strada – chiude – che bisogna proseguire, diventa anche una testimonianza la nostra per quei tanti giovani che pur avendo tutto sono scontenti e fragili”. E a proposito di donne il 24 p.v. Franca sarà a Latronico con due opere di scultura “L’addormentata” e “Lo schiaffo” insieme ad amiche socie artiste per celebrare la Giornata contro la violenza sulle donne. Cosa dire se non “In piedi signori davanti a una donna” (nota citazione dallo spettacolo di William Jean Bertozzo)

Di Maria De Carlo

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