DIRETTORI GENERALI: IL TAR DÀ RAGIONE A BARDI
Contro la nomina di Bernardo, Busciolano, Restaino, Altomonte, Morvillo e Tripaldi aveva presentato ricorso il Sindacato. Il Giudice Amministrativo non concede la sospensiva. L’utilizzo della Giustizia contro la democrazia sconfitto ancora
Nuovo giorno, nuovo Tar. Per non essere accusati di partigianeria o faziosità sia noi che il Tribunale amministrativo regionale (Tar) per la Basilicata, ci teniamo a precisare che se l’altro ieri il Tar ha bacchettato i tentativi di sovvertire il voto che aveva fatto il centrodestra potentino, oggi il Tribunale Amministrativo ha toccato con la dura sferza della Legge la volontà da parte dei Sindacati di ridurre i poteri di scelta del Governo Regionale in materia di nomina dei Direttori Generali. In tutte e due i casi la Giustizia lucana si è assicurata di garantire il corretto funzionamento delle regole democratiche. Una co- sa che, a quanto pare, non piace quasi mai agli sconfitti siano essi di centrosinistra in Regione o di Centrodestra al Comune di Potenza. Tutti concorrono democraticamente alle funzioni pubbliche ma, quando vengono sconfitti, cercano in qualche modo di derubricare la questione e di provare ad usare le vie giudiziarie per cancellare il risultato o ridurre le possibilità di coloro i quali sono stati scelti dal Popolo per governare.
LA NOMINA DEI DIRETTORI GENERALI
Come molti ricorderanno il Governatore Bardi e la sua Giunta hanno, ad inizio legislatura e subito dopo essersi insediati, nominato la squadra dei Direttori Generali nelle persone di Antonio Bernardo, Michele Busciolano, Rocco Vittorio Restaino, Antonio Altomonte, Alfonso Morvillo e Domenico Tripaldi. Come da tradizione subito insorsero i sindacati ed, in particolar modo, la Cgil e il sindacato dei Dirigenti Pubblici. Come da tradizione la scelta fu criticata dall’opposizione consiliare. Se, però, i partiti politici si limitarono alla legittima presa di posizione politica, i sindacati decisero di non accontentarsi. Il sindacato dei Dirigenti, in particolare, optò per un ricorso al Tar. Secondo i solerti rappresentanti degli interessi dei lavoratori del pubblico impiego regionale, infatti, la scelta dei Direttori Generali era, secondo i ricorrenti «gravemente lesive degli interessi dei ricorrenti i quali, pur avendo partecipato al- la procedura, ne sono stati del tutto pretermessi, vedendosi preferiti, senza alcuna valida giustificazione, soggetti esterni, ai quali sono stati conferiti incarichi dirigenziali cum fiducia dalla Giunta regionale, pur non avendo mai superato alcun concorso pubblico per l’accesso alla qualifica dirigenziale». Una lagnanza che, dietro la retorica della difesa del principio costituzionale dell’accesso al pubblico impiego tramite concorso, nascondeva la volontà di sabotare l’azione del Governo Regionale e la sua legittima volontà di dare la guida tecnica dei dipartimenti a uomini di fiducia degli stessi assessori.
LA DECISONE DEL TAR
I ricorrenti, nella smania di ottenere una qualche forma di riparazione alle loro presunte lagnanze, avevano chiesto anche la sospensiva immediata del provvedimento. Il Tribunale amministrativo regionale, proprio nel pronunciarsi sulla richiesta di sospensiva, ha deciso che i ricorrenti avevano torto, che non c’erano i motivi per la sospensiva e che, quindi, i Direttori Generali potevano serenamente rimanere al proprio posto. La partita si svolge nel merito ma siamo pronti a credere che il merito confermerà la sospensiva. Come nel caso del grottesco ricorso presentato dal centrodestra contro la chiara vittoria di Telesca, anche in questo caso a propendere per una soluzione contraria ai ricorrenti, ancora prima che il diritto sovviene la logica. La riserva costituzionale dell’accesso al Pubblico Impiego tramite concorso riguarda chiaramente la assunzioni, le nomine dei Direttori Generali dei Dipartimenti non può avvenire tramite concorso e, sicuramente, non si può immaginare di eliminare il giusto rapporto fiduciario tra l’assessore e il suo capo tecnico dell’assessorato.
LA CGIL DAVANTI ALLA CORTE DEI CONTI
Mentre segniamo la sconfitta dei ricorrenti e attendiamo trepidanti il risultato nel merito, a tenere ancora tutti con il fiato sospeso c’è il tradizione esposto presentato dalla Cgil alla Corte dei Conti. Da quanto il centrodestra governa in Basilicata il ricorso della Cgil alla Corte dei Conti si può a pieno titolo segnalare tra le grandi tradizioni religiose della nostra terra, un po’ come la processione alla Madonna nera di Viggiano, San Gerardo Maiella e la storica Sfilata dei Turchi, con la differenza che i mentre nei pellegrinaggi c’è l’attesa di un miracolo, la religiosità di un Popolo, nel rituale ricorso alla Corte dei Conti della Cgil c’è soltanto l’incapacità di capire che per go- vernare si devono vincere le elezioni. Noi speriamo che le decisioni emesse dal Tribunale Amministrativo contro i tentativi destabilizzanti del centrodestra potentino e del sindacato dei Dirigenti Pubblici servano di lezione a tutti. Non ci si può riempire la bocca della parola Democrazia e, poi, sperare che siano sempre i Tribunali a ribaltare il voto o, comunque, a mettere il bastone tra le ruote agli eletti del Popolo. Non si può essere democratici solo quando si vince.
Di Massimo Dellapenna